Lasciateli osare: perché i giochi rischiosi aiutano i bambini a crescere

Articolo del 20 Giugno 2025

In un’epoca in cui tutto sembra dover essere protetto, filtrato, previsto, c’è una verità che molti esperti stanno riscoprendo: i bambini hanno bisogno di rischiare. Non stiamo parlando di metterli in pericolo, ma di permettere loro di esplorare il mondo anche dove c’è un po’ d’incertezza, un pizzico di adrenalina. È questo che si intende per “giochi rischiosi”: arrampicarsi su un albero, correre giù da una collina, costruire con legni e chiodi, saltare da un’altezza moderata.

E sì, potrebbero cadere. Ma è proprio in quel “potrebbero” che si nasconde uno dei motori più potenti della crescita.

Il corpo ha bisogno di movimento, non di cuscini

L’infanzia non è fatta per stare fermi. I giochi rischiosi – quelli in cui il bambino si muove liberamente e mette alla prova il proprio corpo – sono fondamentali per sviluppare forza, equilibrio, coordinazione. I piccoli imparano ad ascoltarsi, a capire dove sono i propri limiti fisici, a correggersi. E tutto questo senza che nessuno debba spiegarglielo con parole: lo apprendono giocando.

Ostacolare tutto ciò per “paura che si facciano male” rischia di avere l’effetto opposto: bambini impacciati, insicuri, poco motivati a esplorare.

Affrontare la paura per diventare più forti

C’è un altro aspetto che spesso sottovalutiamo: quello emotivo. Quando un bambino si arrampica, corre veloce o prova a saltare da una roccia, il cuore accelera, l’ansia cresce, ma subito dopo – se tutto va bene – arriva la soddisfazione: “Ce l’ho fatta!”. Questo ciclo di tensione e rilascio aiuta i più piccoli a conoscere le proprie emozioni, a regolarle e a costruire fiducia in sé stessi.

I giochi rischiosi, in questo senso, sono una palestra emotiva potentissima. I bambini imparano che è normale avere paura, che si può affrontarla, e che cadere – a volte – è solo un altro modo per imparare.

Crescere significa anche decidere da soli

Un altro grande regalo dei giochi rischiosi è l’autonomia. Quando un bambino decide se una corda è troppo alta o se un sasso è troppo scivoloso, sta prendendo decisioni reali. Valuta il rischio, prova, si adatta. Questo processo stimola il pensiero critico e insegna a prendersi la responsabilità delle proprie scelte, qualità fondamentali per affrontare la vita adulta.

E poi, c’è la creatività: lasciati liberi di giocare senza istruzioni, i bambini inventano, immaginano, trasformano tutto in un’avventura.

Anche il gioco “duro” serve

Non tutti i rischi sono fisici. C’è anche il gioco sociale, quello in cui si litiga, si fa la lotta, si urla e ci si misura con gli altri. In un contesto sicuro e sorvegliato, anche questo è importante. Aiuta a gestire l’aggressività, a imparare il rispetto delle regole, a sviluppare empatia. Insomma, si impara a stare con gli altri non solo nei momenti tranquilli, ma anche quando c’è tensione.

Meno ansia, più competenze

Diversi studi mostrano che i bambini che fanno giochi rischiosi sono più sereni, meno ansiosi e più capaci di affrontare le sfide. Non è un caso: affrontare piccoli pericoli ogni giorno li prepara a gestire meglio quelli grandi. È come se il gioco fosse una sorta di vaccino emotivo: dosi leggere di rischio che allenano la resilienza.

Il ruolo degli adulti: lasciare fare, ma restare vicini

La chiave non è abbandonare i bambini a sé stessi, ma creare ambienti dove il rischio sia presente ma contenuto. Parliamo di “sicurezza quanto necessario, non quanto possibile”. I genitori e gli educatori possono osservare da lontano, intervenire solo se il gioco diventa davvero pericoloso, e aiutare i bambini a riflettere: “Ti sembra stabile?”, “Quanto è alto secondo te?”, “Se cadi, cosa succede?”.

Queste domande non servono a fermarli, ma a farli ragionare. E soprattutto, a fidarsi di loro.

Serve una cultura che non abbia paura del rischio

Nei Paesi del Nord Europa, come Danimarca o Olanda, i giochi rischiosi sono incoraggiati anche nelle scuole. Si trovano asili nel bosco, parchi giochi con corde, tronchi, colline, ruscelli. E non sono luoghi “pericolosi”: sono spazi educativi, pensati per aiutare i bambini a crescere in modo completo.

Anche in Italia, qualcosa sta cambiando. Ma serve ancora un cambio di mentalità: dobbiamo uscire dall’idea che “un bambino è al sicuro solo se non si muove”.

Conclusione

Far giocare i bambini in modo rischioso non è un azzardo. È un investimento nella loro crescita. Li aiuta a diventare più forti, più sicuri, più liberi. E forse, a essere anche un po’ più felici.

Per approfondimenti: ILFATTOQUOTIDIANO

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