Cure tagliate, il grave impatto della pandemia sulle altre patologie non trattate

Articolo del 21 Aprile 2021

La Sanità non Covid ha sofferto molto, soprattutto l’anno scorso: ora, appena il virus rallenterà, dovrà tornare a lavorare a pieno regime e attrezzarsi per recuperare tutte le cure non effettuate.
C’è un’altro tsunami che spaventa gli ospedali italiani e che potrebbe arrivare subito dopo quello del Covid. È l’onda lunga di un’altra “pandemia”: quella delle altre cure che sono state tagliate soprattutto nella prima fase dell’emergenza quando molte Regioni hanno interrotto i ricoveri programmati e tante prestazioni specialistiche: visite, esami e screening. Cure rimandate che ora già nei prossimi mesi potrebbero presentare un conto salatissimo in termini di tante diagnosi mancate e decine di migliaia di malati che si sono aggravati.
Questo maxi-taglio di milioni di prestazioni è stato calcolato ora con esattezza dall’Agenas, l’Agenzia dei servizi sanitari regionali e dalla Scuola S. Anna di Pisa, che hanno appena messo in fila le schede di dimissione ospedaliera dalle quali risulta che tra gennaio e giugno 2020 ci sono stati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente oltre 1,2 milioni di ricoveri in meno (da 4,3 a 3 milioni), mentre le prestazioni di specialistica ambulatoriale sono scese da 170milioni a 118 milioni (-50 milioni).

Uno spunto per la ripartenza

«In questa terza ondata pandemica i sistemi sanitari si sono comportati meglio rispetto alle precedenti: basti pensare che nel 2021 quasi nessuna Regione ha tagliato gli interventi di elezione», ha comunque avvertito il presidente Agenas, Enrico Coscioni. Che vede in questi dati uno «spunto» da cui ospedali e Servizio sanitario nazionale devono ripartire per programmare i futuri interventi.
E si perché oltre alle riaperture di tutte le attività economiche c’è tutta l’altra Sanità, quella non Covid, che ha sofferto molto soprattutto l’anno scorso e che ora appena il virus rallenterà dovrà non solo tornare a lavorare a pieno regime, ma anche attrezzarsi per recuperare tutte le cure tagliate. La scorsa estate con il decreto Agosto il Governo su pressing del ministro della Salute Roberto Speranza, aveva fatto stanziare 500 milioni di euro da destinare alle Regioni per recuperare le liste d’attesa delle prestazioni saltate. Le Regioni, molte con ritardo, hanno presentato i loro piani al ministero ma poi l’arrivo della seconda ondata del Covid a novembre e poi della terza questa primavera hanno congelato tutto. Ora, visto che quei 500 milioni non sono stati spesi, Governo e ministero della Salute dovranno lavorare a un nuovo piano per far investire questi fondi e provare così a recuperare almeno parte di queste prestazioni.

Il crollo di ricoveri, interventi e screening

Tra l’altro il numero di ricoveri, interventi chirurgici e screening è crollato durante la pandemia con forti differenze a livello regionale. Le mammografie, ad esempio, si sono ridotte – tra gennaio e settembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 – dal 40% della Sardegna al 16% del Friuli Venezia Giulia, passando da oltre il 39% della Calabria e dal 37,4% della Provincia autonoma di Trento. Con una media nazionale del -32 per cento.
Per quanto riguarda i ricoveri per infarto, comparando marzo-giugno 2019 e 2020, la riduzione massima si è registrata in Molise (-43%) e la minima in Valle D’Aosta (-9%), con una media nazionale del -23 per cento. Ridotti invece di oltre il 20% a livello nazionale i ricoveri per ictus ischemico, con percentuali che superano il 54% in Valle d’Aosta e il 49,7% in Molise. Crollati anche gli interventi chirurgici per tumore al seno, con un -22% a livello nazionale, che in alcune regioni però vedono un forte calo: -62% in Molise, -52% nella Provincia Autonoma di Trento e -48% in Calabria.

Piano nazionale di recupero

E, ancora più in generale in tutta Italia c’è stata una riduzione del -49,9% di ricoveri programmati rispetto agli stessi mesi del 2019 e una diminuzione dei ricoveri urgenti del -24 per cento. «È necessario predisporre un preciso programma per misurare lo stato attuale dell’assistenza garantita ai pazienti non Covid, rilevare le criticità nell’accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del Servizio sanitario nazionale per gli assistiti non Covid», conclude Tonino Aceti, presidente di Salutequità.
Fonte: 24+ de IlSole24Ore

LEGGI TUTTE LE ALTRE NEWS