Un team di scienziati dell’University Health Network di Toronto ipotizza un modello meccanicistico di malattia autoimmune. La proteina beta-amiloide aggredirebbe, non riconoscendole, le cellule del cervello quando è chiamata a difendende l’organismo da virus e infezioni.

Un nuovo modello meccanicistico propone la malattia di Alzheimer come malattia autoimmune cronica che attacca il cervello. Il modello, descritto in Alzheimer’s & Dementia, è stato messo a punto da un team dell’University Health Network, coordinato da Donald Weaver.
La malattia di Alzheimer, la forma più comune di demenza, ha un impatto su più di 50 milioni di persone nel mondo, con una nuova persona diagnosticata ogni tre secondi. Nonostante più di 200 trial clinici negli ultimi 30 anni, però, non è stata individuata alcuna terapia in grado di prevenire o trattare l’Alzheimer. “Ad oggi, la gran parte degli approcci nella ricerca si sono basati sulla teoria che la proteina beta-amiloide, i cui livelli si suppone siano anomali nel cervello, formi degli aggregati che uccidono le cellule cerebrali”, spiego Weaver.

Secondo il team, invece, la proteina beta-amiloide agirebbe come un messaggero all’interno del sistema immunitario e, in caso di trauma, riparerebbe il danno, oltre a difendere l’organismo contro virus o batteri. In quest’ultimo caso, però, secondo Weaver, la beta-amiloide può entrare in confusione e può non comprendere la differenza tra un batterio e le cellule del cervello e attaccarle, inavvertitamente. Il modello tenta di armonizzare altre ipotesi come la proteopatia, la tossicità sinaptica e la mitocondriopatia.

 

Fonte: QuotidianoSanità.it

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