La mutazione di un singolo gene altera il cammino di segnalazione dell’ossitocina, una piccola molecola coinvolta nella regolazione del comportamento sociale nei mammiferi, producendo nei topi sintomi simili a quelli dell’autismo.

Una mutazione a carico del gene neuroligina-3 che riduce l’effetto dell’ormone ossitocina è correlata alla difficoltà del comportamento sociale tipiche dell’autismo. È quanto è emerso da una sperimentazione sui topi di laboratorio, condotta da Peter Scheiffele, dell’Università di Basilea, in Svizzera, e colleghi di una collaborazione internazionale, e descritta sulla rivista “Nature”.

L’autismo è un disturbo caratterizzato da un comportamento anomalo nelle relazioni sociali, da un deficit delle capacità comunicative e da comportamento stereotipato. Considerato a lungo un problema psicologico indotto dall’esperienza familiare nei primi mesi di vita, è ora visto unanimenemente come un effetto di un alterato sviluppo neurobiologico innato.

Negli ultimi decenni, infatti, sono state identificate centinaia di mutazioni geniche finora correlate a questo disturbo, definendo però un quadro piuttosto confuso. Il problema è che ogni singola mutazione scoperta è associata solo a un piccolo numero di casi e spesso non spiega i meccanismi neurobiologici che determinano la sintomatologia.

Lo studio di Scheiffele e colleghi apre ora una prospettiva diversa, perché mostra un plausibile rapporto di causa effetto tra mutazione genica e manifestazioni comportamentali. I ricercatori hanno infatti seguito un nuovo approccio che si è affermato di recente per ridurre la complessità dei dati genetici sull’autismo focalizzato sui neuropeptidi, piccole molecole simili a proteine fondamentali per la comunicazione chimica tra neuroni. Tra queste sostanze, riveste un ruolo fondamentale l’ossitocina, che regola molti aspetti del comportamento dei mammiferi, in particolare le relazioni sociali.

Nella loro sperimentazione, gli autori hanno studiato nei topi di laboratorio l’effetto neurobiologico di una mutazione del gene neuroligina-3, già in passato associata nei roditori a comportamenti simili a quelli dello spettro autistico degli esseri umani. Sono così riusciti a dimostrare, per la prima volta, che tale mutazione, determinando una sintesi alterata della proteina per cui codifica, interferisce col cammino di segnalazione dell’ossitocina nei circuiti neuronali di ricompensa. Ne risultano così alterate le risposte neuronali a questo neuropeptide e ridotte di conseguenza le interazioni tra gli animali.

A conferma di questa conclusione, gli sperimentatori sono riusciti a ripristinare con un farmaco la normale risposta neuronale all’ossitocina, ottenendo una risposta positiva a livello comportamentale nei roditori, che hanno ripreso a interagire tra loro come di consueto.

Il risultato riesce così a collegare tre diversi fattori con la manifestazione dell’autismo: una mutazione genetica, l’alterazione della sintesi di una proteina e la regolazione del comportamento sociale da parte del sistema dell’ossitocina.

 

Fonte: Le Scienze

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