Tra le relazioni presentate nel corso del XXXVI Convegno di Medicina della Riproduzione, spiccano i risultati sulla scoperta di un nuovo meccanismo di tossicità del cadmio, metallo pesante prodotto dal fumo di sigaretta, ma anche presente a livelli elevati in alcuni ambienti lavorativi o giacimenti minerari, e in coloro che risiedono in aree particolarmente inquinate. Grazie alla microscopia elettronica a scansione (associata ad analisi di dispersione dei raggi X) si è rilevato come un elevato livello di questo metallo pesante contribuirebbe allo sviluppo dell’infertilità maschile.

I risultati confermano quelli già disponibili secondo i quali l’esposizione al fumo di sigaretta altera la fertilità nel maschio oltre a produrre patologie quali il diabete e le malattie cardio-vascolari. L’effetto tossico sulla fertilità potrebbe essere in parte correlato alla presenza di cadmio nelle sigarette, oltre che di altri metalli pesanti come piombo, rame, arsenico e mercurio

Lo studio fornisce quindi un’ulteriore conferma delle evidenze sulla lunga serie di effetti dannosi provocati dal fumo di sigaretta come conseguenza delle sostanze tossiche prodotte dalla combustione del tabacco, aprendo ulteriori scenari alle alternative contenenti nicotina – quali sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato – quale approccio per i fumatori incalliti che non vogliano o non riescano a smettere di fumare. E’ stato infatti dimostrato come l’uso di questi sistemi alternativi si associ al rilascio di una quantità nettamente inferiore di cadmio e di altri metalli pesanti.

I risultati della ricerca, coordinata insieme al Dott.Luca De Toni, hanno dimostrato che il cadmio svolge un’azione tossica diretta sugli spermatozoi, modificandone la motilità e vitalità quando incubati a concentrazioni paragonabili a quelle ritrovate nei fumatori, come dimostrato anche dagli studi del Prof. Rosario Pivonello dell’Università Federico II di Napoli.

La ricerca sperimentale, ha consentito di individuare i siti di legame del cadmio su specifiche porzioni della membrana cellulare degli spermatozoi. L’interazione tra il cadmio e la membrana spermatica ne modifica i meccanismi che regolano la motilità.

I risultati dello studio oltre ad essere significativi per comprendere la ridotta fertilità dei soggetti esposti al cadmio, sottolineano soprattutto come questo metallo, stabilmente adeso agli spermatozoi, possa essere inoculato nel citoplasma dell’ovocita nelle tecniche di fecondazione in vitro, introducendo quindi un elemento destabilizzante per lo sviluppo dell’embrione. Questa ipotesi è fortemente supportata da osservazioni epidemiologiche che riportano una ridotta fertilità e un aumentato tasso di aborti in coppie residenti in aree inquinate da cadmio.

 

Fonte: Quotidiano Sanità

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