È ormai entrato di diritto nel vocabolario quotidiano dei governi di mezzo mondo. Il passaporto vaccinale potrebbe presto essere il lasciapassare verso un ritorno a una vita almeno simile a quella pre-pandemica. E nonostante le discussioni e le oggettive perplessità, ci si sta muovendo a lunghi passi verso questa direzione. Qualche esempio: in uno dei recenti ordini esecutivi, il presidente americano Joe Biden ha chiesto alle agenzie governative di «valutare la fattibilità» di collegare i certificati di vaccinazione contro il coronavirus con altri documenti sanitari, e di produrne le versioni digitali; il governo danese ha già annunciato che nei prossimi tre o quattro mesi lancerà un passaporto digitale che consentirà ai cittadini di dimostrare di essere stati vaccinati; la Commissione europea ha presentato da qualche giorno la sua proposta legislativa di creare un certificato vaccinale (il “Digital Green Certificate”) per facilitare la libera circolazione sicura all’interno dell’Ue.
E allora, se l’obiettivo comune sembra tracciato, la vera sfida – in questo momento – è creare un documento o un’app accettata in tutto il mondo, che protegga la privacy e sia accessibile alle persone indipendentemente dalla loro ricchezza o dall’accesso agli smartphone.

Arriva l’industria tech

Era già successo col contact tracing, con Apple e Google che – mentre il contagio dilagava in tutto l’Occidente – mettevano a punto una serie di standard per supportare le applicazioni di tracciamento sviluppate dai diversi Paesi (Immuni per l’Italia, ndr). E anche se i risultati ottenuti dall’utilizzo di queste applicazioni non sono certo di grande incoraggiamento, l’industria tecnologica è tornata a far quadrato attorno alla prossima grande sfida: la digitalizzazione dei passaporti vaccinali. In questo senso, le iniziative si moltiplicano. Fra le prime aziende a guardare in questa direzione è stata IBM, che ha sviluppato una Digital Health Pass, una tecnologia basata su blockchain che offre una verifica in real time dei dati sanitari di un cittadino. Ma ora c’è un’iniziativa in particolare che sembra in vantaggio e pronta a sviluppare quello che potrebbe diventare uno standard universale. È la Vaccination Credential Initiative, gruppo che include oltre 200 aziende e che vede il coinvolgimento di giganti dell’industria tech come Microsoft, Salesforce e Oracle.

Gli standard

Gli standard della Vaccination Credential Initiative incorporeranno dati clinici verificati digitalmente con un nome e una data di nascita che possano essere visualizzati anche attraverso codici QR. Dopo il rilascio degli standard open source – previsti per il mese di aprile – questi potranno essere integrati in app per smartphone che le persone potrebbero utilizzare per dimostrare di essere stati vaccinati e ottenere un ipotetico lasciapassare per uffici, ristoranti, bar, luoghi di intrattenimento e altri spazi pubblici.

Fra chi ha aderito al progetto Vaccination Credential Initiative c’è anche la no profit Commons Project. E proprio il Ceo ha spiegato al Wall Street Journal che uno dei cardini dei nuovi standard è che siano «a prova di manomissione». Il progetto Commons prevede di integrare i nuovi standard software in due app gratuite attualmente già disponibili: CommonPass e CommonHealth. CommonHealth consente alle persone di raccogliere, gestire e condividere i propri dati sanitari e CommonPass consente alle persone di mostrare il proprio stato di salute Covid-19 in scenari come un viaggio o il ritorno al lavoro.
Gli standard sono adesso in fase di approvazione da parte della Health Level Seven International, ente che si occupa di aiutare le organizzazioni a scambiare dati clinici in tutto il mondo. Microsoft, dal canto suo, ha fatto sapere che Joshua Mandel, Chief Architect dell’azienda in ambito Healthcare, ha contribuito allo sviluppo di questi standard software. «L’obiettivo – ha spiegato un portavoce del colosso di Redmond – è fornire alle persone l’accesso ai propri registri di vaccinazione Covid-19 in modo sicuro, verificabile e salvaguardando la loro privacy».

Open source

La Vaccination Credential Initiative è fra i progetti che hanno riscosso maggiore interesse internazionale anche perché gli standard tecnologici, una volta approvati, saranno resi liberi e utilizzabili – gratuitamente – da chiunque. Questo significa che qualunque Paese potrà farli propri, e le diverse organizzazioni sanitarie potranno utilizzarli per aggiornare le loro app mobili esistenti. Ma potrebbero essere integrati facilmente anche nelle app Wallet di iOS e Android. La stessa Google, del resto, ha confermato di osservare con molta attenzione gli sviluppi della Vaccination Credential Initiative. E allora sembra del tutto possibile che proprio nell’app Passbook Wallet che i possessori utilizzano per conservare carte di credito o biglietti aerei, presto potrà trovare spazio anche la card con un QR code che certifica la vaccinazione.

Obiettivo 2021

È chiaro che una discussione sul passaporto vaccinale si trascinerà dietro molte polemiche. Perché gli interrogativi sono veramente tanti. E perché questi passaporti rischiano di esacerbare la disuguaglianza. Ad oggi, nel mondo, l’accesso al vaccino è molto diseguale nei diversi Paesi, e a volte anche all’interno dello stesso Paese. Alcune persone non possono essere vaccinate perché hanno gravi condizioni di salute. Altri non possono perché allergici. Altri ancora dovranno aspettare perché non sono in gruppi prioritari e le forniture sono limitate, o perché vivono in un Paese che è meno efficiente nel fornire vaccini. Trovare un compromesso, insomma, non sarà semplice. Ma tutto questo non sembra scoraggiare i progetti dei “green pass”. È molto probabile, allora, che nonostante l’approvazione degli standard tecnologici sia dietro l’angolo, un vero e proprio utilizzo di questi passaporti possa slittare di qualche mese, magari trovando ampia diffusione nel 2021, quando la copertura vaccinale sarà più capillare. O almeno si spera.
Fonte24+ de IlSole24Ore

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