Un nuovo studio dell’Imperial College di Londra su più di un milione di persone ha scoperto che ci sono segnali da Covid che — quando compaiono insieme — danno positività al tampone nel 70-75% dei casi. L’indicazione per le linee guida.

Quali sintomi dovrebbero spingermi a fare un tampone per diagnosticare un’eventuale infezione da Covid-19? Sono sette principali e ci devono essere tutti insieme. O meglio, se sono tutti presenti, la probabilità di avere esito positivo al tampone per il coronavirus è del 70-75%.

Lo studio e i dati

Lo ha stabilito una ricerca appena pubblicata sulla rivista PLOS Medicine condotta da studiosi dell’Imperial College di Londra su 1.147.345 volontari con dati raccolti in 8 cicli di test condotti tra giugno 2020 e gennaio 2021 nell’ambito dello studio «Real-time Assessment of Community Transmission-1» (REACT-1). I risultati dei tamponi effettuati su queste persone sono stati confrontati con i sintomi che si erano (eventualmente) manifestati una settimana prima del test con la PCR.

Le linee guida e i sette sintomi

Sette sintomi, cioè perdita o cambiamento dell’olfatto, perdita o cambiamento del gusto, febbre, tosse persistente, brividi, perdita di appetito e dolori muscolari sono stati associati — quando percepiti insieme — a tampone positivo. I primi 4 di questi sintomi sono attualmente utilizzati nel Regno Unito per determinare l’idoneità per ricevere un tampone. «Al fine di migliorare i tassi di positività al tampone molecolare e di conseguenza di migliorare il controllo della trasmissione del virus, proporremmo di estendere la lista dei sintomi usati come triage a tutti e 7 i sintomi che abbiamo identificato», affermano gli autori. Il pericolo, continuano gli scienziati, è che «molte persone con Covid non verranno testate — e quindi non si autoisoleranno —- perché i loro sintomi non corrispondono a quelli utilizzati nelle attuali linee guida sulla salute pubblica per aiutare a identificare le persone infette».
La difficoltà di diagnosi del coronavirus ci accompagna dall’inizio della pandemia: i sintomi sono spesso gli stessi di altre forme influenzali. «Comprendiamo che sono necessari criteri di test chiari e che includere molti sintomi che si trovano comunemente in altre malattie (come l’influenza stagionale) potrebbe rischiare che le persone si autoisolino inutilmente. Spero che i nostri risultati sui sintomi più diffusi contribuiscano a ottimizzare il rilevamento delle persone infette», concludono da Londra.

Distinguere il Covid dai malanni stagionali

Mentre lo scorso anno le sindromi simil-influenzali erano quasi assenti, complici le numerose quarantene scolastiche e i lockdown che si sono susseguiti in zona rossa, per quest’autunno si prevede una maggiore circolazione di virus, come sta succedendo con il virus respiratorio sinciziale (RSV), bronchioliti, polmoniti o altri virus respiratori. Come distinguere i sintomi? L’unico modo certo per fare una diagnosi differenziale è eseguire il tampone, ma, per decidere se eseguirlo, ci si può aiutare con l’elenco di questi sintomi, proprio perché in genere, se i sintomi si presentano singolarmente (solo raffreddore, solo febbre, solo vomito e diarrea) è verosimile che siamo di fronte a malanni di stagione. Ne abbiamo parlato con il dottor Gianvincenzo Zuccotti, direttore del reparto Pediatria all’ospedale Buzzi di Milano, in un focus sui bambini. Le differenze tra persone, però, possono essere notevoli e l’arrivo della variante Delta ha anche leggermente modificato la frequenza dei sintomi e la combinazione: più a carico dell’apparato respiratorio superiore come mal di gola, naso che cola e mal di testa e raramente anosmia.

 

Fonte: Corriere della Sera

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