Nel 2021, il “Global mapping hub” di Greenpeace  e l’Università del Maryland  hanno lavorato alla creazione di una nuova mappa delle “foreste vergini”  rimanenti sul nostro Pianeta, che mostra come e con quale velocità sono scomparse negli ultimi 20 anni e quanto velocemente potrebbe continuare a diminuire la loro estensione.

Le foreste vergini o “Paesaggi Forestali Intatti” (Intact Forest Landscapes, IFL) come vengono definiti scientificamente, sono rare e preziose. Ad essere considerate tali, sono ampi tratti di foreste, antiche e incontaminate, che:

  • si estendono per almeno 500 km2 di lunghezza e 10 km di larghezza;
  • ospitano un’alta concentrazione di biodiversità (ad esempio, sono la casa dei grandi mammiferi);
  • includono altri ecosistemi (come ad esempio le zone umide);
  • non sono state direttamente alterate dalle attività umane (non sono frammentate da strade o sfruttate per attività agricole industriali)

Inoltre, permettono la sopravvivenza (non solo materiale ma anche culturale) di migliaia di Popoli Indigeni e ospitano una grande concentrazione di specie animali e vegetali. Ad oggi, i Paesaggi Forestali Intatti sono il 20% delle foreste del Pianeta.

Le “foreste secondarie” sono foreste che dopo una significativa rimozione o perdita della vegetazione forestale originaria, avvenuta per cause umane (es.: estrazione di legname; incendi dolosi per la creazione di pascoli…) o naturali (es.: proliferazione di parassiti; cambiamenti climatici) si stanno rigenerando, in gran parte attraverso processi naturali. Se, negli anni, il processo di rigenerazione non subisce interferenze (es.: ulteriore abbattimento di alberi; incendi frequenti…) la vegetazione secondaria può essere lentamente invasa da alberi forestali primari e tornare ad essere una foresta primaria.

Nel 2020, sul nostro Pianeta l’area occupata da foreste vergini era di 11,3 milioni di km2, ovvero solo il 9% della superficie terrestre libera dai ghiacci.

I più grandi tratti di foreste vergini si trovano nel bacino del Rio delle Amazzoni, nel bacino del fiume Congo e all’interno della Grande Foresta del Nord (l’ecosistema forestale boreale). Sono infatti Brasile, Perù, Repubblica Democratica del Congo, Canada e Russia ad ospitare il 75% delle foreste vergini rimaste.

Quante foreste vergini abbiamo perso e perché

Solo una piccola parte delle foreste vergini è già protetta perché fa parte di riserve naturali, parchi nazionali e aree naturali protette in generale. Ma dobbiamo fare molto di più: incendi fuori controllo, agricoltura industriale, raccolta industriale del legname ed estrazione mineraria minacciano la sopravvivenza dei Paesaggi Forestali Intatti del Pianeta.

Negli ultimi vent’anni (dal 2000 al 2020), nel mondo, abbiamo perso 1,5 milioni di km2 di foreste vergini, una superficie che equivale circa a tre volte quella della Spagna. Il 70% di questa perdita è avvenuta in soli 6 paesi: Russia, Canada, Brasile, Bolivia, Indonesia e Perù.

This summer Siberia is extremely suffering from various consequences of climate change: heat waves, oil spills caused by permafrost thawing and raging forest fires.

E purtroppo non è finita qui: il tasso di perdita di foreste vergini nel mondo è aumentato ogni anno. Negli ultimi 7 anni (2014 – 2020), i Paesaggi Forestali Intatti hanno iniziato a scomparire del 28% in più rispetto al periodo precedente (2008 – 2014). Di questo passo, entro il 2050 rischiamo di perdere un terzo delle foreste vergini del Pianeta (rispetto all’inizio del XXI secolo).

In Russia si è registrata l’aumento più consistente dell’area di foreste vergini perse ogni anno, con un passaggio da 14 a 33 mila km2 (di foreste vergini perse ogni anno). A questo ritmo, entro il 2050 non rimarrà nulla delle vaste foreste vergini della Siberia orientale.

 

Fonte: L’altra medicina

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