La verificabilità e la riproducibilità scientifica degli studi del dottor Hamer, medico tedesco, a tanti ricercatori italiani, si sono subito manifestate in tutta la loro evidenza.

Ma la regola vale per tutti: non basta presumere di aver ragione, occorre che, chi è davanti a te, te la dia. E allora o ci si spazientisce e ci si arrabbia, oppure si è obbligati a “fare i saggi” e accettare il mondo così com’è.

In attesa che il tempo dia ragione al vero, non mi resta che riconoscere al mio professore la sua sacrosanta verità storica e rilevare lo straordinario ricorso storico che si sta perpetuando.
Vicende analoghe a quelle attuali del riconoscimento delle scoperte di Hamer si sono già verificate 500 anni or sono, con una quanto mai sorprendente riproduzione storica nei contenuti e a cui va ad aggiungersi una singolare coincidenza di luoghi, fatti e persone.

Verso la fine del 1500 Copernico teorizzava la rivoluzionaria tesi dell’eliocentrismo: una scoperta che sovvertiva tutti i canoni della fisica e dell’astronomia, rompendo gli schemi precostituiti dei dotti e della religione dell’epoca. Keplero in Germania e Galileo in Italia si convinsero della fondatezza della scoperta e cercarono di sostenere la tesi.
A 500 anni di distanza il dottor Hamer, dall’evento tragico della morte del figlio, accaduto davanti all’isola di Cavallo nel 1978, ricostruisce, empiricamente e sulla base di migliaia di verifiche, i fondamenti di una Nuova Medicina. Il centro di questa nuova scoperta: la psiche umana.
Nel 1600 Germania e Italia sono i due paesi che tentano dunque di portare avanti le scoperte copernicane. Oggi negli anni 2000 si ripete il binomio dei due Paesi nel tentativo dello studio, divulgazione e possibile applicazione delle scoperte di Hamer.

Ma se mettere il sole al centro del movimento dei pianeti sovvertiva allora un sistema dogmatico, mettere l’individuo e la sua psiche al centro del fenomeno chiamato “malattia” fa sballare ora tutto il sistema diagnostico e terapeutico della Medicina ufficiale.
A questo punto si sta verificando per Hamer ciò che è già avvenuto per Copernico e i suoi sostenitori: il rispetto del “modello delle rivoluzioni scientifiche” secondo James Mc Allister. Secondo tale modello la ricezione di una teoria rivoluzionaria è caratterizzata da tre fasi: “ Nella prima, la teoria incontra resistenza, perché le nuove proprietà contrastano con i canoni della comunità. Nella seconda, nonostante la resistenza, la teoria dimostra un successo empirico maggiore di quello delle rivali. Nella terza il successo empirico accumulato dalla nuova teoria è così solido che buona parte della comunità, inclusi coloro che l’avevano avversata (ndr, ma soprattutto perché deceduti) è indotta ad accoglierla”.

Il modello si è rivelato esatto per le teorie copernicane e il tempo necessario per arrivare alla terza fase è stato quasi di 200 anni per la scienza e 500 per il riconoscimento ufficiale della Chiesa (nel 1992 ad opera di Papa Giovanni Paolo II).
Per le scoperte di Hamer siamo ancora alla prima fase: la resistenza e l’opposizione, salvo i primi successi empirici.
Per dovere di contraddittorio riconosco subito agli oppositori di Hamer la facile critica e condanna a quanto sto dicendo: la presunzione della verità delle scoperte del medico tedesco e soprattutto la presunzione nell’accostamento delle due rivoluzioni scientifiche. Ma per questo, ribadisco, lasciamo ai posteri la sentenza e la conferma su quanto riportato.

I contenuti delle due scoperte

Copernico intitola la sua opera principale “De Revolutionibus orbium caelestium”. Keplero pubblica a Tubingen la sua opera “Mysterium Cosmographicum”. Hamer, dopo cinque secoli, presenta le sue nuove teorie della genesi delle malattie con una tesi di abilitazione sempre all’Università di Tubingen col titolo “Il capovolgimento diagnostico”.

Siamo di fronte a opere che contengono concetti rivoluzionari nel mondo della scienza. Copernico sovverte le regole della fisica e della cosmologia, Hamer quelle della Medicina. Ma l’apporto rivoluzionario di queste nuove conoscenze non è tanto nei contenuti, quanto nelle implicazioni che questi comportano per le rispettive epoche.
Le rivelazioni copernicane andavano ben oltre la scoperta dei movimenti celesti o di nuovi astri. Dopo un primo momento di apparente successo della teoria copernicana e un disorientamento tra i dotti dell’epoca, specie a seguito degli apporti di Keplero e Galileo, ci si rese subito conto che l’accettazione di queste teorie avrebbe influenzato e modificato lo stesso modo di vedere l’uomo e il suo rapporto con il mondo e la natura. Senza contare l’implicazione più sconcertante e cioè che la visione eliocentrica copernicana andava a inficiare i contenuti delle Sacre Scritture che, in quanto testi ispirati, non potevano essere errati né tanto meno contraddetti.

Hamer, scoprendo la connessione scientifica tra psiche e corpo, non solo ha dimostrato il collegamento funzionale ed emozionale dei nostri organi, ma soprattutto ha rimesso al centro dell’indagine medica l’individuo in tutta la sua unicità. Cadono quindi tutti i protocolli medici, ma soprattutto cade la visione della malattia come un’assurdità della natura, così come non c’è più spazio per i dogmi del “male maligno o benigno”.
A distanza di 500 anni si ripete un capovolgimento scientifico: sotto i colpi impietosi dell’astronomia eliocentrica e della Nuova Medicina è l’intero sistema di certezze a crollare. I sistemi nel loro insieme sono malati. Tutto ciò che appariva armonioso e ordinato ora va in pezzi.

Massimo Bucciantini allarga oltre le implicazioni delle scoperte copernicane e ora, a mio avviso, assimilabili a quelle di Hamer : “Con la crisi del modo di intendere la natura, non soltanto il posto e il ruolo dell’uomo nell’universo vengono messi in discussione, ma è il senso da dare alla propria vita e lo stesso ordine gerarchico dei rapporti politici e sociali che rischia di essere travolto”.

I presupposti dei due metodi scientifici

Un nuovo e simile modo di vedere la natura è alla base dei due eventi storici: “il ritorno all’archetipo”. Keplero scrisse: “Le leggi archetipe che governano l’universo sono “ipsa essentia divina” e sono in funzione dell’uomo, che ha ricevuto da Dio le capacità per conoscerle”.
Così Hamer definisce “Leggi Biologiche” i contenuti delle sue scoperte, ma rilevando che queste sono da sempre esistite e sempre esisteranno, rispettando i codici evolutivi di un programma biologico sensato.

Una straordinaria e ulteriore assonanza nella metodologia della ricerca di Galileo e di Hamer è l’assoluta irriducibilità della conoscenza della natura a qualunque forma di conoscenza logico-linguistica. E’ questo un tema caro a Galileo che applica alla differenza tra “i nomi” e “le cose”: i nomi e gli attributi si devono accomodare all’essenza delle cose, e non l’essenza ai nomi; perché prima furono le cose e poi i nomi. Alla stessa stregua Hamer, sulla base della semplice osservazione dei processi fisiologici del corpo, ristruttura la terminologia medica, epurando ogni nome che evoca catastrofe e morte, e ridefinendo, soprattutto nel campo dei tumori, l’essenza di un processo biologico sensato con il termine di un programma naturale.

Il risultato raggiunto da Hamer sembra essere l’applicazione del pensiero di Galileo: “Noi non dobbiamo desiderare che la natura si accomodi a quello che parrebbe meglio disposto et ordinato a noi, ma conviene che noi accomodiamo l’intelletto nostro a quello che ella ha fatto, sicuri tale esser l’ottimo et non altro; e perché ella si è compiaciuta di far muovere le stelle erranti circa centri diversi, possiamo esser sicuri che simile costitutione sia perfettissima et ammirabile, et l’altra sarebbe priva d’ogni eleganza, incongrua e puerile”.

Per riuscire però a scardinare ataviche concezioni e credenze dogmatiche occorreva “cercare in luoghi fuori mano, in mestieri periferici dei matematici e degli astronomi, capaci di inaspettate invenzioni da cui scaturiscono nuove forme di filosofare e di leggere la natura”.
Ai tempi di Copernico e Galileo l’astronomia, la fisica e la matematica erano campi a debole autonomia, a vantaggio invece di studi quali la filosofia e la teologia.
Così ad Hamer, per assemblare le sue scoperte, è stato necessario rivolgersi all’approfondimento e rivalutazione di nuovi studi come l’embriologia e la filogenesi.

Nuove materie di studio, diversi momenti storici, ma le due rivoluzioni sono tornate allo stesso punto di origine: la riscoperta dell’archetipo e quindi della semplicità e unitarietà delle leggi della Natura. Non più allegorie, metafore, miti o credenze miracolistiche, ma semplice osservazione della Natura. Hamer scrive: “Se volete fare delle nuove scoperte, ascoltate semplicemente il battito della Natura”.
Così Galileo nel riportare la spiegazione del movimento delle comete: “Non abbiamo a chimerizzare altro ch’un semplicissimo ed equabil moto per linea retta dalla superficie della Terra verso’l cielo”.
Keplero scrisse: “La Natura ama la semplicità, ama l’unità. In essa non vi è niente di inutile o di superfluo”.
Hamer scrive: “La malattia non è altro che una parte di uno speciale programma biologico sensato”.

Uscendo dagli schemi artificiosi dell’intelletto umano e ritrovando la semplicità della Natura, per le due rivoluzioni diventa dunque consequenziale e straordinario il punto d’arrivo: il senso biologico di ogni fenomeno.
Galileo quasi si sorprende a rilevare che “la natura non è né superflua, né oziosa, la natura non può che operare con somma esquisitezza” e criticando l’opera di Tycho Brahe (famoso astronomo dell’epoca, anticopernicano) dice:“Tycho pare più un poeta che un filosofo naturale. Le sue conclusioni assomigliano più a metafore e allegorie che a spiegazioni scientifiche. Considerare le comete “stelle imperfette”, “scherzi della natura” “trastulli delle vere stelle” non è che parlare per immagini, che ha tanto più della piacevolezza poetica… ma la natura non si diletta di poesie”.

Allo stesso modo Hamer critica la posizione della Medicina ufficiale quando continua a sostenere la cellula impazzita, che un giorno a caso sceglie una persona a caso, per proliferare in un processo subdolo e maligno, chiamato tumore. Oppure quando si definisce il nostro sistema immunitario impazzito, perché altrettanto casualmente decide di rivoltarsi contro l’individuo. Ultima spiaggia dell’eziologia medica: la genetica e quindi la malattia preordinata dalla natura che colpisce solo le persone SS (Scientificamente Sfigate).
In sostituzione a questo sistema diagnostico confuso, si riesce finalmente, con la comprensione delle Leggi Biologiche, a dare un senso biologico ai fenomeni sinora chiamati malattia.
Così assistiamo parallelamente al percorso di Keplero e di Galileo e a quello di Hamer: per tutti il linguaggio “scientifico” non è più quello della logica aristotelica, né quello “segreto” della cultura magico-astrologica, né quello della malattia con la radice del “male”. Il libro della natura è scritto da Dio in caratteri semplici e matematici, ma è anche un libro di filosofia: il mondo, vasto, multiforme, solo apparentemente regolato dal caso, nelle sue leggi fondamentali è soggetto all’ordine e alla rigorosa precisione della consequenzialità matematica.

Alla stessa stregua quindi di un moto circolare dei pianeti si può dedurre la conseguente naturale circolarità bifasica di un processo di riparazione del corpo, dopo una precedente fase simpaticotonica, dovuta ad uno shock improvviso che porta  fuori dalla normotonia.
Spinti dalla prova dei fatti e dalla ricerca della verità ritroviamo un altro comune denominatore di questi ricercatori: l’ottimismo iniziale, e purtroppo rivelatosi “ingenuo”, di considerare la scienza al di sopra di ogni conflitto. Per un ricercatore puro la scienza unisce, non divide, e per realizzarsi e diffondersi ha bisogno di pace e non di guerra. Keplero  scrisse: “L’astronomia è incapace di fare la guerra.

Questi studi conducono ad amare la pace e la moderazione in tutte le cose”.
Con lo stesso intento, ma forse un po’ più consapevole delle implicazioni delle sue scoperte, così scrive Hamer: “La Nuova Medicina è una bomba di pace” .
Ma la Storia insegna purtroppo che l’uomo ha sempre anteposto al giusto la ricerca dell’utile.

Le opposizioni alle scoperte

Di fronte al dilagare delle scoperte astronomiche conseguenti alla rivoluzione copernicana, non tardarono a levarsi le voci dei dotti dell’epoca: teologi, politici, funzionari di Stato e uomini di Chiesa. Avvertirono subito che le ripercussioni delle scoperte astronomiche si sarebbero avute soprattutto sul terreno teologico, politico e morale. M. Bucciantini descrive egregiamente questa situazione dirompente: “Ad un sapere politico che fino ad allora era proibito ai privati e trovava salde le proprie ragioni nei testi sacri, si contrapponevano ora principi tutti umani e terreni, e dunque pericolosi perché capaci di rivelare a ognuno i segreti degli Stati. E’ quasi un pretendere che l’arbitrio dell’uomo sia necessario”.
Stessa identica sorte si sta verificando per Hamer. Le sue scoperte ridanno all’individuo la conoscenza dei fenomeni legati alla malattia. Hamer scrive che quando la Nuova Medicina sarà riconosciuta ogni individuo diventerà “il capo del suo processo di guarigione”. Rispetto ai contenuti ritroviamo per entrambi i percorsi scientifici la stessa matrice alla base della conoscenza scientifica: la liberazione dalla paura dell’incognito.

Ma per un potere precostituito, per chi comanda è risaputo essere scomodo che si rialzi la testa di chi ha paura.
Quando Keplero si determinò a fare delle scoperte copernicane la ragione e il fondamento di tutti i suoi studi, riuscì anche ad avere l’approvazione e il sostegno del suo maestro M. Mastlin, aperto sostenitore dell’idea copernicana. Ma il professore di matematica di Keplero ravvisò subito le implicazioni e la portata enorme di tali scoperte: “Mi preoccupa senz’altro il fatto che possa causare lo sconquasso e addirittura la rovina dell’intera astronomia, qualora diventi oltremodo caratterizzante. Stimo in ogni caso che la si debba usare quanto meno si può e con grande moderazione”.

Molto simili alla figura di Mastlin sono oggi molti ricercatori, tra cui medici e terapeuti che, dopo aver conosciuto e verificato le scoperte di Hamer preferiscono restare in incognito e scegliere la tutela del loro “giardinetto ombroso”.
Anche Galileo si rese presto conto delle implicazioni inevitabili e assunse per diverso tempo un atteggiamento prudente di fronte alle autorità, specie quelle clericali. Solo Keplero si sentiva un po’ più libero nelle sue esposizioni, forse perché luterano e più lontano da Roma. Si può dedurre lo stato d’animo dei due da un incoraggiamento di Keplero a Galileo: “Abbi fiducia, Galileo, e vai avanti. Se deduco bene, pochi tra i principali matematici europei vorranno abbandonarci: tanto grande è la forza della verità”.

Ma la nuova astronomia portava in sé il seme di una nuova politica e da più parti dell’Europa si avvertiva l’uso politico che veniva fatto della nuova scienza. Ai moderni politici veniva chiesto di avere nuove prospettive da cui volgere lo sguardo per comprendere meglio il mondo degli uomini: come l’astronomia, anche la nuova politica possiede proprie “lenti”, sconosciute ai politici antichi dai quali guardare la realtà. “Nuova scienza e nuova politica diventano un binomio da cui non si può prescindere per comprendere ciò che sta accadendo”.

Per la prima volta si insinua la possibilità di inficiare i giuramenti e i dogmi da parte dei più estremisti, ma soprattutto anche da parte dei più moderati, senza entrare nella dogmatica, si vuol riportare tutta la fenomenologia religiosa (miracoli, oracoli, immortalità dell’anima, pene e castighi ultraterreni, riti e sacramenti) ad una creazione umana, espressione di quel complesso di passioni e interessi che stanno all’origine del potere politico.
Un nobile boemo, Wentzel Meroschwa, così scriveva ad un amico di Norimberga, a proposito di un nuovo modo di fare politica: “Questi comportamenti devono essere ben valutati da un politico; non solo quel che si debba fare o omettere, ma anche ciò che occorre simulare. Tutto il mondo si serve di una maschera e con le volpi bisogna essere volpe. Occorre trarre in inganno i fanciulli con le noci, gli uomini con i giuramenti. E non è un’infamia aver violato il vincolo del giuramento. L’hanno già fatto i nostri Principi”.

Sono passati 500 anni, ma sembra di vivere ancora con questi presupposti e ostacoli da superare.
Anche Hamer unisce la sua profonda spiritualità di teologo e la sua scienza di scopritore delle Leggi Biologiche per formulare una nuova visione del potere politico. Di fronte al miracolo della Creazione, rivisitato secondo i canoni di equilibrio e di perfezione della Natura, vengono meno i dogmi, i vincoli, il maligno e la paura. Per questo quando definisce le sue scoperte con il termine “Nuova Medicina Germanica”, nonostante la strumentalizzazione dei suoi denigratori, vuole solo intendere il richiamo ai valori della cultura celtica, privi della ragion di stato e dello sfruttamento delle paure costruite. Così definisce la servitù dello scienziato moderno: “I biologi e gli altri studiosi di scienze naturali spesso devono accettare il rimprovero di essere “scettici”, perché risulta loro difficile o perfino impossibile credere alle centinaia di questi dogmi delle tre grandi religioni che derivano tutte dall’ebraismo tipicamente dogmatico.

Un biologo non sa cosa farsene del concetto di “peccato originale” che nel cristianesimo è un concetto fondamentale e una condizione “sine qua non” che però non è comprovabile scientificamente. I cristiani non possono rinunciarvi perché esso impone la “necessità della redenzione”. Tuttavia il vero scienziato è molto più pio, nel senso di rispettoso, di fronte al miracolo della creazione”…che assurdità credere che il creatore abbia fatto inizialmente la sua opera cattiva, malvagia e peccaminosa per poi includere la necessità di un miglioramento da parte di suo figlio in forma di redenzione delle creature peccaminose”.

Le reazioni

Da parte del mondo accademico scientifico dell’epoca ci furono alcuni tentativi di opposizione alla teoria copernicana. Ma sul piano scientifico l’evidenza dei calcoli matematici e soprattutto le conclusioni derivanti dall’osservazione diretta, a seguito della scoperta del cannocchiale da parte di Galileo, lasciavano poco spazio  alle contestazioni. Lo stesso Galileo all’inizio dei suoi studi copernicani così rispondeva a Keplero in una sua lettera: “Da molti anni ho aderito alla dottrina di Copernico e perché, muovendo da tale posizione, sono stato in grado di dimostrare le cause di molti fenomeni naturali che certamente nell’ipotesi corrente restano inesplicabili”.

Non posso nascondere al lettore la commozione che ho provato nel leggere queste parole di Galileo, perché sono le stesse che, a distanza di 500 anni, mi sento continuamente ripetere da molti ricercatori, ma soprattutto da molti pazienti, di fronte alla comprensione del fenomeno “malattia” reinterpretato e svelato secondo le Leggi Biologiche del dottor Hamer.
Tornando ai tempi di Keplero e Galileo, come dicevo, vani furono i tentativi di contestare la riproducibilità delle scoperte copernicane da parte degli astronomi dell’epoca; uno per uno caddero sotto la forza dell’evidenza e della verità scientifica.
La nuova astronomia si stava dunque avviando verso un successo inevitabile e, per un certo periodo, sia Galileo che Keplero godettero di una fama sempre più crescente.
La reazione però non si fece attendere.

“Come i primi tangibili risultati della nuova astronomia copernicana stavano mettendo a soqquadro i tradizionali vincoli fra teologia, scienza e filosofia, così la scissione tra religione, morale e politica conduceva alla riduzione delle religioni a impostura, diventando uno dei cardini su cui fondare la nuova scienza della politica”.
Così cominciarono a levarsi le prime voci del potere precostituito.
Il 9 agosto 1910 Martin Hasdal da Praga così scriveva a Galileo: “Gli spagnoli stimano per ragion di Stato essere necessario che il libro di S.V.  si debba sopprimere come pernicioso alla religione”.

La scienza dei nuovi astronomi e matematici rischiava di essere sovvertitrice non soltanto dei cieli, ma anche della vita sociale e delle coscienze, dei misteri divini e dei segreti della politica.
Di nuovo Loyola scriveva a Galileo: “L’aver tu proiettato la terra in cielo ha forse indotto gli uomini a confidare di costruire nuove torri o a minacciare ancora una volta Dio? Oppure da questo moto della Terra essi concludono che l’inferno non esiste, e negano la punizione dei peccati?”.
Ma non bastava evocare i richiami teologici per confutare Galileo e quindi Copernico, occorreva scendere sul piano scientifico ed è proprio su questo terreno che Galileo attese e si preparò allo scontro. Lui si sentiva forte delle risultanze ovvie dell’osservazione dal suo cannocchiale, oltre che soprattutto dai rilievi scientifici, in particolare matematici, che supportavano le scoperte. Nella sua mente razionale e semplicemente deduttiva era l’idea della semplicità e verificabilità a guidarlo nell’intricata mappa delle interpretazioni.

Così, quando con il suo Discorso delle comete si preparò a controbattere i suoi contestatori, si sentiva forte dei risultati già raggiunti prima sulla stella nova e poi sulle macchie solari. Galileo, com’era suo costume, con pungente ironia e rigore, non sembrava disposto a concedere nulla all’avversario, mettendolo di fronte alle contraddizioni che scaturivano alle sue argomentazioni. La sua teoria sulle comete implicava necessariamente l’accettazione della teoria copernicana. L’unità e l’omogeneità degli elementi costitutivi del mondo erano garantiti da principi di uniformità delle leggi fisico-matematiche. Tutto quindi portava a dissolvere le contraddizioni, “ogni ripugnanza dissolta”, e le ipotesi parevano trovare un riscontro oggettivo nel principio dell’assoluta semplicità delle leggi naturali.
Inoltre la scoperta dei satelliti di Giove con la visione del cannocchiale rimetteva tutto in discussione, annullando quella che era stata una delle principali obiezioni scientifiche contro Copernico. Non era più una prerogativa della sola Terra essere centro di qualcosa, anche Giove aveva le sue lune.

Anche Hamer s’illuse di ottenere soddisfazione dell’evidenza e della riproducibilità delle sue scoperte. Siccome nessuno gli prestava attenzione per lo sconvolgimento implicito che comportava in Medicina, presentò un’istanza formale al Tribunale di Stoccarda. La sentenza fu ovvia: non era di competenza di un Tribunale decidere nel merito di una scoperta scientifica e, pilatescamente, se ne lavò le mani, rinviando “la palla” a un presunto mondo accademico.
Come contestare dunque l’evidenza ai tempi di Galileo? La risposta degli oppositori fu semplice: bastava negarla con un pretesto! Quei satelliti intorno a Giove altro non erano che difetti delle lenti. Così Ottavio Brenzoni scriveva a Galileo da Verona: “Dicono che l’occhiale è cagione di quelle apparenze nella luna et di quelle stelle et pianeti non più veduti: prima, con qualche punto o inegualità del vetro; poi che vedendosi alcun grosso vapore da vista affaticata per mezzo di lucido vetro, può facilmente apparir corpo lucido”.  Analoga critica fu mossa da Giovanni Antonio Mangini: era solo un effetto ottico, così come lui quando guardò l’eclissi solare con occhiali colorati, aveva visto tre soli.

Nel 1617, dopo un anno dalla condanna di Copernico e dal primo processo a Galileo, il gesuita tedesco Adam Tanner ironizzava sul cannocchiale di Galileo, scrivendo un trattato di mille pagine col titolo “Dioptra Fidei”, “il cannocchiale della fede”, in cui difendeva risolutamente i principi e i dogmi del cattolicesimo.
A nulla valse l’appoggio incondizionato di Keplero che scriveva a Galileo: “Il volgo ignaro di ragioni ottiche porge volentieri orecchio ad un detrattore al corrente di ottica; e poiché non sa distinguere tra un cieco e un vedente, applaude a qualunque capitàno della propria ignoranza. Quanto fu saggio Pitagora a stimare che la maestà della Filosofia non consistesse in altro che nel silenzio! Poiché il dado è tratto, o Galileo, e hai divulgato questi segreti penetrali del cielo, che altro resta se non disprezzare questi concitati strepiti e celebrare pubblicamente l’ignoranza, mercanzia gradita agli stolti, ricevendo in ricompensa un trattamento ignominioso?Perchè il volgo si vendica del disprezzo che ha la Filosofia nei suoi confronti con un’ignoranza perpetua”.

Un destino del tutto simile è capitato ad Hamer con la sua scoperta dei centri concentrici nelle TAC cerebrali. Anche lui pensò inizialmente ad un effetto ottico di un artefatto della macchina. Osservando però che questi cerchi si modificavano nel tempo interpellò la ditta Siemens, costruttrice delle apparecchiature. Nonostante la dichiarazione ufficiale  di quest’ultima che negò ogni imputabilità ottica della macchina, si continua tuttora a non voler prendere in esame la scoperta di Hamer.
Tutte le altre questioni sul caso Copernico vennero messe a tacere nel marzo del 1616, con la condanna del De revolutionibus” e, nonostante l’incredulità di Keplero che si trattasse di un decreto ufficiale approvato e sottoscritto dal Pontefice, fu avviata una campagna denigratoria contro i sostenitori delle teorie copernicane. Personalità come monsignor Francesco Ingoli e Libert Froidmont, professore di filosofia, vedevano nei “teologi copernicani” la nascita di una nuova setta eretica da condannare energeticamente.

Stessa identica sorte sta accadendo ora nei confronti dell’unica forma organizzata in Italia a difesa e studio delle teorie di Hamer da parte dell’associazione ALBA, che si è vista etichettare su alcuni giornali nazionali come “setta anticancro” con fatturati di milioni di euro. Servirà la risposta civile di una querela al Tribunale di Milano?
Sappiamo come andò nel 1600: a conclusione della loro travagliata esistenza né Keplero né Galileo furono vincitori. All’indomani della morte di Keplero, nessuno in Germania proseguì le sue ricerche astronomiche e Galileo trascorse umiliato e sconfitto gli ultimi anni della sua vita segregato nella sua casa di Arretri.
Mi piacerebbe pensare che per una volta il mio professore del liceo avesse torto e la Storia non si ripetesse!

Fonte: SC Scienza Conoscenza

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