La rapamicina è un farmaco in grado di estendere la vita media dei topi, ma funziona anche sull’uomo?

Articolo del 19 Maggio 2023

È una delle molecole più studiate in ambito longevità. Studi hanno dimostrato che la somministrazione nei topi ed in altri animali da laboratorio è in grado di estendere la durata della vita media. Ma questi risultati si possono estendere sugli esseri umani? Facciamo un po’ di chiarezza.

La corsa alla longevità non è una recente moda, ma è un campo delle biologia studiato ormai da moltissimi anni; ricercatori e scienziati di tutto il mondo hanno sperimentato molecole, strategie e farmaci per comprendere e successivamente allungare la durata della vita. Una delle molecole più studiate in ambito longevità è la rapamicina.

Che cos’è la rapamicina

La rapamicina è un farmaco che agisce come inibitore di mTOR (mammalian target of rapamycin), una proteina che gioca un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo cellulare, della crescita e della sopravvivenza.

La rapamicina è stata originariamente isolata sull’isola di Rapa Nui da un batterio del suolo, Streptomyces hygroscopicus, ed è stata introdotta inizialmente come farmaco immunosoppressore per prevenire il rigetto di organi trapiantati. Successivamente, si è scoperto che la rapamicina può anche avere effetti antitumorali, antinfiammatori e anti-invecchiamento.

La rapamicina si lega ad mTOR che funziona come un sensore di nutrienti e di energia, monitorando il livello di aminoacidi, glucosio, grassi e altri fattori che influenzano lo stato nutrizionale della cellula. Quando i nutrienti sono abbondanti, mTOR si attiva e promuove la crescita e la proliferazione cellulare, aumentando la sintesi proteica e inibendo la degradazione proteica. Inoltre, mTOR promuove la produzione di energia attraverso la glicolisi e la sintesi di lipidi.

Al contrario, quando i nutrienti sono scarsi, mTOR si inibisce, riducendo la sintesi proteica e attivando la degradazione proteica per fornire aminoacidi alla cellula. Inoltre, mTOR inibisce la glicolisi e la sintesi di lipidi per risparmiare energia.

Quindi la rapamicina legandosi ad mTOR “mima” l’assenza di nutrienti causando una riduzione dei processi metabolici della cellula.

Come può la rapamicina agire sia come antitumorale che come farmaco antirigetto?

La rapamicina esercita la sua attività anti-tumorale inibendo mTOR che regola sia la produzione proteica che la proliferazione cellulare, possiamo immaginare mTOR con un acceleratore molecolare che viene sfruttato dalle cellule tumorali le quali proliferano senza controllo. La rapamicina inibendo la proliferazione cellulare rallenta moltissimo la crescita dei tumori.

mTOR oltre a controllare processi metabolici, proliferazione cellulare e sintesi proteica è coinvolta nell’attivazione dei linfociti T e quindi nel corretto funzionamento del sistema immunitario. I linfociti T possono essere definiti il “braccio armato” del sistema immunitario e sono cellule specializzate nella distruzione di agenti patogeni e di elementi non-self.

In caso di trapianto di organo o tessuto il nostro sistema immunitario si attiva e riconosce come non-self il nuovo organo. I linfociti T sono i principali responsabili della distruzione degli organi trapiantati ecco perché è fondamentale assumere dopo il trapianto una terapia immunosoppressiva. La rapamicina inibendo mTOR riduce anche l’attivazione dei linfociti T e quindi la risposta deleteria contro gli organi trapiantati.

Diversi studi hanno dimostrato che la somministrazione di rapamicina nei topi ed in altri animali da laboratorio è in grado non solo di estendere la durata della vita media, ma anche di proteggere da alcune malattie degenerative e metaboliche.

Il potente effetto sulla longevità della rapamicina sugli animali da laboratorio si applica anche all’uomo?

Al momento non possiamo rispondere. Gli studi effettuati sui topi non possono essere riprodotti sull’uomo principalmente per motivi pratici ed etici. I ricercatori infatti utilizzano una popolazione di topi geneticamente identica e somministrano ad un gruppo di essi rapamicina per periodi di tempo equivalenti a metà della loro vita.

Per effettuare lo stesso studio sull’uomo bisognerebbe utilizzare una popolazione di individui identici geneticamente (impossibile se non nei gemelli identici) e sottoporre un gruppo a dosi di rapamicina per 30/40 anni per poi valutare l’estensione di vita media. Questo tipo di studio oggi nell’uomo è impossibile.

Attualmente, non ci sono studi a lungo termine sulla sicurezza ed efficacia della rapamicina nell’estendere la vita umana. Tuttavia, ci sono stati alcuni studi preliminari sui suoi effetti sulla salute umana.

Uno studio condotto su un piccolo gruppo di volontari anziani ha dimostrato che il trattamento con rapamicina per 6 settimane ha migliorato la funzione immunitaria e ridotto i marcatori dell’infiammazione, suggerendo un potenziale beneficio per la salute in età avanzata.

In conclusione la rapamicina è un farmaco estremamente potente e promettente che si è dimostrato efficace nell’estendere la vita media nei topi di laboratorio, questo però non ci permette di fare estrapolazioni sull’uomo il quale è un organismo molto più complesso.

Per poter affermare che la rapamicina ha un effetto positivo sulla longevità dell’uomo servono studi ampi e robusti in popolazione eterogenee.

 

Fonte: La Repubblica

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