“Ai confini del mondo, studio com’è cambiata l’atmosfera in 800 mila anni”

Articolo del 27 Maggio 2021

Il fisico Rodolfo Canestrari e la sua missione nella base Concordia in Antartide: qui è come essere su un pianeta alieno.

Fare ricerca ai confini del mondo. Rodolfo Canestrari è un fisico dell’atmosfera, ricercatore dell’Inaf di Palermo, che fino al prossimo novembre coordinerà i lavori della base Concordia, in Antartide. Non avrà intorno, dunque, i ficus monumentali, le palme e la splendida biodiversità della città giardino, come viene definito il capoluogo siciliano, ma un immenso deserto di ghiaccio in cui svettano le due torri della base: unica macchia di colore.

«Ci troviamo in un deserto a 3200 metri di quota, immersi completamente nel bianco. D’estate la luce si fa accecante, ma, quando inizierà la lunga notte polare (durante l’inverno australe), vivremo per circa tre mesi e mezzo nel buio, un buio totale rotto solo dalla presenza della Luna, quando sarà visibile in cielo»,  racconta.

La Base Concordia è una delle due basi scientifiche italiane nel continente bianco. Costruita e gestita in collaborazione con la Francia, si trova sul plateau antartico orientale, nel sito chiamato Dome C, un altipiano sopra 3200 metri di ghiaccio e a oltre 1000 chilometri dalla costa e dall’altra base italiana, la Stazione Mario Zucchelli che si affaccia sulla Baia Terra Nova, nel Mare di Ross.

Quando ci colleghiamo con Canestrari, all’esterno della base «ci sono circa meno 65 gradi, ma per l’”effetto vento” ne vengono percepiti meno 85». Temperature proibitive. Ma non è solo il meteo a rendere Dome C  uno dei luoghi più remoti e ostili del Pianeta. «Siamo 12 invernanti, in completo isolamento dal resto del mondo, e lavoreremo in completa solitudine fino a novembre, quando inizierà la nuova campagna estiva e arriverà la nuova spedizione».

Isolamento, dunque, ma anche atmosfera rarefatta e conseguente mancanza di ossigeno, secchezza dell’aria e assenza del ciclo giorno-notte rendono la vita tra i ghiacci del Polo Sud un’esperienza quasi aliena. «In effetti le condizioni all’esterno della Base sono tali che a volte sembra di essere in una missione interplanetaria. Tanto che l’Agenzia Spaziale Europea conduce diversi studi qui a Concordia e oggetto di studio siamo proprio noi invernanti». L’obiettivo? Comprendere l’adattamento psico-fisico a condizioni così ostili (ipossia, isolamento e assenza di luce naturale) per preparare future missioni oltre l’orbita terrestre.

Per Rodolfo Canestrari è la prima missione in Antartide. È iniziata il 12 novembre, quando tutto il gruppo della XXXVI spedizione ha raggiunto la base e ora, che è rimasto solo il personale «invernale», è lui al comando della XVII campagna invernale del Pnra, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca e coordinato da Enea, per l’organizzazione logistica, e dal Cnr per gli aspetti scientifici.

«Concordia è operativa tutto l’anno. E ora a noi spetta la manutenzione e il compito di mantenere attive le attrezzature sperimentali e di portare avanti i progetti di ricerca: studi di glaciologia, fisica dell’atmosfera, astrofisica, geofisica…» racconta il capo spedizione.

Dome C è considerato infatti un sito strategico per diversi studi. Qui, per esempio, è in corso il più grande studio sui cambiamenti climatici: iniziato con il progetto Epica, proseguirà con il progetto Beyond Epica – Oldest Ice. L’obiettivo è estrarre dalla calotta glaciale antartica il ghiaccio «più antico» della Terra, risalente a oltre 1,5 milioni di anni fa. Le carote di ghiaccio sono infatti archivi della storia del clima, delle sentinelle dei cambiamenti climatici perché custodiscono informazioni sulle caratteristiche chimico-fisiche dell’atmosfera del passato.

«Con il progetto Epica abbiamo raggiunto quasi la crosta terrestre e con le carote di ghiaccio, estratte da oltre 3 mila metri di profondità, è stato possibile studiare l’evoluzione dei gas presenti in atmosfera nel corso degli ultimi 800 mila anni. Per quanto riguarda la CO2, per esempio, sono state riscontrate variazioni periodiche della sua concentrazione, fino a quando, 200 anni fa, c’è stato un picco elevato. In pratica, a seguito della rivoluzione industriale l’immissione di anidride carbonica in atmosfera è andata progressivamente aumentando».

Ora, si vuole eseguire una seconda trivellazione «a circa 35 chilometri da Concordia. Covid permettendo, – precisa Canestrari – il team Beyond Epica tornerà a lavorare sul campo il prossimo anno». Proseguono invece gli altri esperimenti scientifici, come quelli legati al campionamento dell’aria e allo studio dell’atmosfera con il lancio di palloni sonda. «Attività che ci portano ogni giorno all’esterno della base. Dobbiamo rinunciarci solo quando il vento supera certi livelli di soglia, tali da rendere le nostre uscite proibitive e pericolose: sollevando la neve depositata sulla superficie, il vento abbassa infatti tremendamente la visibilità. Non ci fermano invece le temperature: siamo equipaggiati con vestiti e tute che fanno aumentare di circa 10 chili il nostro peso».

 

Fonte: La Stampa