Babywearing: “Frontemondo” o “Fronte…insieme”?

Articolo del 06 Maggio 2021

Il portare fronte-mondo (cioè con il bambino rivolto all’esterno e non verso il corpo di chi lo porta in fascia) è da sempre uno dei temi più controversi nel mondo del babywearing ossia del “portare i bimbi addosso”.

In proposito abbiamo intervistato la dottoressa Antonella Gennatiempo fondatrice e direttrice del Centro Studi Scuola del Portare®  , insieme ai collaboratori e formatori del comitato scientifico della Scuola.

«Qui prendiamo in considerazione gli aspetti anatomici, fisiologici e psicologici a cui aggiungiamo nostre riflessioni professionali; accompagnando da oltre di 15 anni le famiglie nel loro percorso di babywearing, ci è capitato più volte di avere mamme e papà che chiedessero informazioni riguardo questa possibilità» spiegano Gennatiempo e i suoi collaboratori.

«L’argomentazione più sostenuta fa riferimento a: “Il mio bimbo è curioso, vuole guardarsi intorno”. Sono consapevole del fatto che molti genitori amino portare il bambino rivolto verso l’esterno e rispetto tale scelta. Spesso, anche ingenuamente, mi riportavano che  avevano visto nei libretti, o in pubblicità, di alcuni supporti portabebè questa modalità. Quello che ho rilevato nel tempo è che molti  non sono a conoscenza degli effetti e nemmeno di alternative possibili come quelle di portare “sul fianco” o “sulla schiena” ( oltre il “portare cuore a cuore” ), e i risvolti dal  punto di vista anatomico e psicopedagogico».

«Innanzi tutto bisogna considerare che la gran parte dei supporti venduti fino a qualche anno fa con la possibilità del fronte-mondo, non erano ergonomici, per lo meno non nella posizione citata. In quasi tutti, questa, comportava che lo scarico del peso fosse sui i genitali del bimbo non avendo un’ampia base d’appoggio per poter mantenere la classica posizione delle gambine ad M (in flessione e abduzione); posizione che viene considerata sicura in caso di displasia dell’anca – proseguomo Antonella Gennatiempo e i suoi collaboratori – Anche in assenza di tale patologia non è consigliabile portare il bimbo nei supporti precedentemente citati, in quanto risulterebbe “appeso” per i genitali, con la colonna vertebrale rettificata. Con il passare degli anni la struttura ed ergonomia dei supporti è migliorata considerevolmente, attualmente si trovano soluzioni in cui il bimbo gode di un buon scarico di peso, non risultando più appeso ma seduto nel supporto con un adeguato sostegno delle anche. Ma veramente si può considerare adeguato portare un bebé in tale posizione? Andiamo ad esaminare i vari aspetti anatomico-fisiologici di tale posizione».

«La posizione fisiologica di un bebé è quella che si riproduce nel babywearing, ovvero con le gambine che ricordano una M e la schiena a forma di C».

 

 

Come si vede qui

«Nel portare la colonna vertebrale del bimbo è in leggera flessione anteriore (cifosi), fino al raggiungimento del completo sviluppo muscolare del torso. Portando il bimbo fronte-mondo, anche con le gambe in posizione corretta, la schiena si verticalizza proprio per complementarsi con l’anatomia del genitore, e non sappiamo che effetti possa avere a lungo termine tale posizione sullo sviluppo della colonna vertebrale immatura. Inoltre, un neonato senza sostegno cefalico e del torso, dovrebbe appoggiare il torace al supporto per sostenersi e la testa resterebbe comunque ciondolante;  il fatto stesso di usare il torace come base d’appoggio può rendere più difficoltosa la respirazione e ostruire le vie aeree a livello del collo».

 

«Risulta quindi chiaro che suddetta posizione non può consigliarsi a neonati che non abbiano raggiunto il completo sviluppo muscolare per il sostegno cefalico e del torso. Anche un bimbo con completo controllo muscolare addormentandosi finirebbe per appoggiarsi frontalmente al supporto, nuovamente con la testa ciondolante e con le vie aeree bloccate dal bordo di questo. L’indicazione quindi, per tale posizione, è che non vanno tenuti frontemondo quando si addormentano (come scritto in alcuni supporti che nascono per questa modalità) oppure dovrebbe essere “solo durante periodi limitati, in bimbi con completo sostegno cefalico e del torso, mentre sono svegli e in un supporto ergonomico”…una lunga clausola da aggiungere o leggere se poi scritta come postilla!».

«Altro aspetto da considerare è la ergonomicità del supporto per il genitore – prosegue Gennatiempo – Quando portiamo i bimbi cuore a cuore, sulla schiena o sul fianco, il corpo del bimbo si adatta perfettamente all’anatomia del portatore, in maggiore o minor misura a seconda del supporto utilizzato, ma comunque con una perfetta compatibilità con le curve fisiologiche del corpo. Ciò non avviene nel portare fronte-mondo: nel caso di un bimbo con controllo muscolare del torso la cifosi dorsale fisiologica allontanerebbe la sua schiena dal torace del genitore e le gambine si troverebbero lontane dal corpo sospese nel vuoto. In questa situazione il baricentro del genitore  risulta spostato (come vediamo nella foto), sentendo molto di più il peso del bimbo, soprattutto a livello delle spalle e scapolare risultando un portare molto più scomodo di quello “tradizionale”».

«Alle osservazioni  fisiologiche e anatomiche di Silvia Verlato e Héctor Almeida Merino vorrei aggiungere che c’è una grande differenza nel tenere un bimbo in braccio per alcuni momenti della giornata rivolto verso l’esterno essendo una posizione dinamica e non statica come in un supporto. Una ulteriore riflessione riguarda in quale contesto portiamo il bimbo frontemondo: centro commerciale, grandi città o in passeggiata con il cane al parco. Si può comprendere che c’è una bella differenza tra tutte queste situazioni. Quali e quanti stimoli può ricevere senza avere la possibilità di tutelarsi qualora la stimolazione fosse eccessiva? – aggiunge ancora Gennatiempo con collaboratori – Un neonato vive in completa simbiosi con la madre nei primi 2 -3 mesi di vita, non vedendo, fino alla fine del primo mese, oltre i venti centimetri e come sostiene Rudolf Steiner è tutto un “organo di senso”. I tempi della maturazione sensoriale dei cuccioli d’uomo sono lunghi. Si fa fatica a comprendere quanto delicata e preziosa sia l’attenzione del bambino e con quanta facilità venga interrotta da ambienti saturi. Quanti di noi sono allenati a riconoscere “cosa” fa un bambino fin dalle prime ore di vita anche se apparentemente con sembra fare nulla?  Non bisognerebbe aver ‘fretta’ nell’accudire i nostri cuccioli seppur spesso siamo incalzati, dai mass-media, web, riviste di settore, nell’ iperstimolare il bambino bruciando le tappe fisiologiche e anticipando esperienze».

«Nel sano percorso di crescita dei bimbi, avviene in modo naturale un progressivo interesse per tutto l’ambiente circostante: la simbiosi con la mamma, dove lei era tutto il suo mondo, non basta più; la sua attenzione ora è attratta dai colori, persone, odori, rumori, per tanto anche ‘il cuore a cuore’ non è più gradito come prima. Questo è il momento per esplorare nuove possibilità alternative al “frontemondo”. Vediamole insieme».

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«In questo caso genitore e bimbo guardano nella stessa direzione, il piccolo può vivere il riconoscimento delle sue emozioni di stupore, curiosità, spavento, con il “rispecchiamento”  negli occhi del genitore.

Questa posizione apre una grande possibilità nella relazione,  accompagnandoli verso una comunicazione congiunta in cui il genitore può ‘darsenso’a ciò che il bimbo vede.

Portando frontemondo non si ha la possibilità di leggere i segnali non verbali (eccitamento, disagio…),  per tanto non si può concedere al bambino la possibilità di essere rassicurato qualora lo stimolo esterno fosse eccessivo (non potendo rifugiandosi nella fascia appoggiando la testa sul cuore della sua mamma o del suo papà). In questa posizione non vediamo cosa VIVE». 

Portare sulla schiena: è una valida alternativa per i bimbi più grandicelli.

 

«Il bimbo è in  una dimensione di protezione  e condivisione: il genitore, davanti al bimbo, funge da  “filtro” rispetto ai tanti stimoli che arrivano,  lo accompagna e lo sostiene fino a quando non è in grado di andare da solo. La domanda qui nasce spontanea: dove vogliamo poggiare lo sguardo come educatori e genitori ? Come Scuola del Portare® lavoriamo sui bisogni paralleli, rivolgendo sempre una forte attenzione a ciò che è pratico per il genitore ma che nutra la relazione!».

Quindi per concludere: si può fare o no?

«Il babywearing non è fisica nucleare e non esistono ‘no’ assoluti: è un bilancio tra pro e contro con quello che è opportuno fare.  Come professionisti del settore non sposiamo l’immagine del portare fronte-mondo perché ci sono troppi “se” (se il supporto è adeguato, se c’è controllo muscolare, ecc.) e il grande pubblico difficilmente si sofferma  sulle clausole aggiuntive recependo solo ciò che in quel dato momento può sanare i loro bisogni. Come detto sopra, quando i bimbi iniziano ad essere curiosi verso l’ambiente esterno,  non gradendo più la posizione cuore a cuore, si possono offrire soluzioni alternative come portare ben alto sulla schiena o sul fianco. Solo nel caso in cui nulla sembrerebbe funzionare (in rarissimi i casi) ricorrerei al portare fronte-mondo ma mettendo bene in chiaro le limitazioni di questa posizione. I benefici del babywearing sono così tanti che é sempre meglio ‘un bimbo non portato correttamente che un bimbo non portato affatto’».

 

Fonte: Terranuova

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