Dieta ipoglicemizzante contro il cancro: così lo choc metabolico resetta il sistema immunitario

Articolo del 01 Febbraio 2022

Combattere il cancro con la dieta, grazie ad una restrizione calorica importante, ciclica ma limitata nel tempo, in grado di portare ad uno choc metabolico che induce un reset del sistema immunitario: le evidenza dell’efficacia di una simile dieta ipoglicemizzante sono emerse da uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) in collaborazione con l’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM) e con il supporto economico di Fondazione AIRC.

Combattere il cancro con la dieta: l’effetto Warburg

Lo studio è stato guidato da Filippo de Braud, direttore del dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’INT e professore ordinario dell’Università di Milano, e Claudio Vernieri, oncologo medico presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori e direttore del programma sperimentale di ‘Riprogrammazione Metabolica dei Tumori Solidi’ presso IFOM. “Si tratta, in realtà, del primo di una serie di studi condotti per verificare l’ipotesi di Warburg, secondo cui i tumori si avvantaggiano dell’eccesso di zuccheri, utilizzandoli per produrre energia più rapidamente”, ha spiegato a Gazzetta Active e il professor de Braud.

Cancro e dieta ipoglicemizzante: lo studio

Nello studio sono stati coinvolti 101 pazienti con tumori in stadio avanzato prevalentemente alla mammella, al colon e al polmone. Tutti i pazienti seguivano contemporaneamente una terapia per curare la malattia metastatica: immunoterapia, ormonoterapia e, in prevalenza, chemioterapia. “Lo studio è nato per valutare se l’effetto benefico a livello del metabolismo dei pazienti c’era e se le persone erano in grado di tollerare una simile restrizione calorica“, spiega de Braud.

 

La dieta ipoglicemizzante per combattere il cancro

La dieta prevista dallo studio è infatti estremamente restrittiva. Per cinque giorni la prima colazione prevede solo una bustina di tè verde o nero ed eventualmente in aggiunta del caffè amaro. A pranzo sono prescritti tra i 200 e i 300 grammi di verdure a foglia verde cotte o crude con l’aggiunta di un cucchiaio di olio extravergine di oliva. Un solo giorno sono concessi anche 100 grammi di pane integrale. La cena prevede un etto di verdura a foglia verde oppure 25 grammi di noci secche o 30 grammi di mandorle sgusciate. Questa dieta è stata seguita per cinque giorni sotto stretto controllo medico. Ad essa facevano seguito tre o quattro settimane di alimentazione normale, per poi ripetere i cinque giorni di restrizione calorica. “Durante tutto il percorso abbiamo seguito i nostri pazienti costantemente. Eravamo reperibili 24 ore su 24 per ogni tipo di domanda o dubbio – chiarisce l’oncologo -. Ma le persone sono riuscite a tollerare bene questo tipo di dieta, continuando a fare la propria vita normale”.

 

Dieta ipoglicemizzante contro il cancro: nessun rischio sarcopenia

Il professor de Braud assicura che non si sono nemmeno verificati casi di sarcopenia, ovvero di perdita di massa muscolare, come si potrebbe magari pensare. “I pazienti selezionati per lo studio avevano un BMI (Body Mass Index, Indice di Massa Corporea) superiore a 20, che è il limite più basso per indicare una persona normopeso. Abbiamo avuto solo quattro pazienti che sono scesi sotto 20, ma poi hanno recuperato. Tutti i pazienti avevano un calo ponderale durante i cinque giorni di dieta, ma poi i chili venivano ripresi nelle altre settimane, in cui l’unica indicazione era di seguire una alimentazione varia e non eccessiva nelle quantità, prediligendo verdura, frutta, pesce e riducendo il consumo di alcolici e carboidrati raffinati”.

 

L’importanza della riduzione degli zuccheri

Del resto, ricorda l’oncologo, “è la stessa Organizzazione mondiale della sanità ad invitare ad una riduzione del consumo di zuccheri e al mantenimento della glicemia sotto i 100 per prevenire molte patologie, non solo il diabete”. Questo nonostante la grande accusata sia spesso la carne rossa: “Ma l’Oms non la inserisce tra gli alimenti da evitare. Il problema della carne deriva dalla cottura: la carne alla brace ha sulla propria superficie sostanze cancerogene prodotte dalla combustione dei grassi. Ma mezzo chilo di carne rossa alla settimana è sicuramente consentito. A far male piuttosto sono i salumi”, sottolinea de Braud.

 

La dieta come terapia attiva

I ricercatori hanno potuto anche constatare come una dieta renda il malato partecipe del suo stesso percorso di cura: “La dieta è una terapia attiva del malato, non un farmaco che si subisce passivamente – chiarisce de Braud -. Lo choc metabolico viene usato proprio come un farmaco e produce un reset del comportamento dei linfociti, sia di quelli che stimolano l’attività immunocompetente e ci aiutano a combattere il rumore sia di quelli che la inibiscono. Al momento non sappiamo se questo choc metabolico e i suoi effetti possano essere utili anche in fase preventiva. Ma certamente uno stile di vita sano e attivo, monitorando sempre la propria glicemia, fa bene”, sottolinea il professor de Braud.

 

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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