Facciamo chiarezza sulle analisi cliniche! Monitorare costantemente il proprio stato di salute è fondamentale. Non a caso il medico di base fa una prescrizione degli esami da ripetere ciclicamente.

Il compito di questo articolo sarà quello di fare un viaggetto all’interno di questi controlli periodici che tutti facciamo (o dovremmo fare). Si ricorda al lettore che questo articolo non si sostituisce al medico di base, ma vuole fornire un’infarinatura generale per comprendere meglio cosa misurano alcuni di quei nomi oscuri che si trovano sul referto.

TSH

Per fare chiarezza sulle analisi cliniche non si può non citare il TSH: l’esame principe per il monitoraggio della tiroide. Il TSH è un ormone: l’ormone tireostimolante. Viene prodotto dall’ipofisi, una ghiandola sita nel cranio, e ha la funzione di stimolare la tiroide, situata nella parte anteriore del collo, nella produzione di tiroxina e triiodotironina.

Queste ultime a loro volta regolano la produzione di TSH. Questo loop sicuramente avrà ispirato i film di fantascienza. Sostanzialmente con il diminuire della concentrazione degli ormoni nel sangue aumenta la produzione di TSH. Quando gli ormoni tornano a livelli normali, la produzione di TSH diminuisce.

Se i livelli di ormoni nel sangue sono troppo alti, quindi, i valori di TSH diminuiscono. Questo squilibrio si chiama ipertiroidismo. Con concentrazioni di ormoni tiroidei troppo basse abbiamo un aumento dei valori del TSH e l’ipotiroidismo. La causa più comune dell’ipotiroidismo è la carenza di iodio, poiché esso è necessario per la produzione di tiroxina e triiodotironina.

I valori del TSH, dunque, servono a tenere sotto controllo malfunzionamenti della tiroide. Sarà l’endocrinologo a prescrivere, eventualmente, dei farmaci.

Esami dell’attività renale

Per fare chiarezza sulle analisi cliniche esaminiamo qualche cosuccia che riguarda i reni. Ah, i reni, quegli organi piccoli e belli a forma di fagiolo. Monitorarne lo stato è importantissimo.

L’esame completo delle urine è fondamentale per questo scopo. Esistono diversi fattori che influenzano l’attività renale e molti aspetti di cui tenere conto. In questo paragrafo elencheremo i più importanti.

  • Azotemia e Urea. Se siete degli habitué dei centri clinici avrete notato queste diciture sul referto. Il nostro corpo “spezzetta” le proteine in composti più semplici per poterli riutilizzare e questi composti contengono azoto, detto azoto proteico. Quando il corpo non può utilizzare l’azoto delle proteine lo trasforma in un composto più semplice, l’urea, per facilitarne l’eliminazione attraverso l’urina. Questo processo è necessario per eliminare l’ammoniaca, che è tossica. Quando l’azoto da eliminare non proviene da “fonti” proteiche si parla di azoto inorganico. Sul referto questo fenomeno prende il nome di azotemia. L’azoto non proteico deriva perlopiù dall’urea e dalla creatinina. In percentuali bassissime proviene da ormoni, vitamine, pigmenti biliari, ammoniaca, composti guanidinici. Nell’adulto sano l’azoto introdotto con la dieta è equiparabile a quello espulso con feci e urine.
  • Creatinina. La creatinina è una sostanza che viene naturalmente prodotta dall’ organismo a partire dalla sua “antenata”, la creatina. Quest’ultima è immagazzinata nei muscoli ed è una fonte di energia utilizzabile nell’immediato, ma è mascherata sotto forma di fosfocreatina. Quando la fosfocreatina deve essere trasformata in creatina avviene una reazione, da cui si ha la creatinina come prodotto di “scarto”. Questo processo è irreversibile. Dopo la produzione, la creatinina è riversata nel sangue e successivamente espulsa tramite le urine. Nelle persone con funzionalità renale alterata i valori di creatinina sono squilibrati. Un alto livello nel sangue indica una difficoltà dell’organismo nel farla espellere tramite l’urina, quindi un accumulo. Valori troppo bassi di creatinina indicano innanzitutto scarsa massa muscolare. A stabilire se siano insorte patologie più o meno gravi che debilitano l’organismo e la massa muscolare saranno altri esami prescritti dal medico. Il test più diffuso è quello che si effettua con un prelievo di sangue; meno diffuso è quello di clearance della creatina che si effettua con un campione di urina.

Albumina

Questa proteina è di particolare interesse per la valutazione delle funzioni del fegato. Essa prende il nome dall’albume d’uovo in cui si trova in abbondanza. Nell’uomo fa parte delle proteine del plasma sanguigno. Il metodo per determinare la concentrazione dell’albumina è quello dell’elettroforesi. Questa proteina ha numerose funzioni:

  • trasporto degli ormoni (tra cui quelli tiroidei);
  • mantenimento della pressione oncotica, cioè del contributo che danno le proteine alla pressione sanguigna;
  • trasporto di alcuni farmaci, della bilirubina e di acidi grassi;
  • mantenimento del pH del sangue.

Normalmente l’albumina non deve essere presente nelle urine. Se l’esame delle urine rivela la presenza di albumina vuol dire che la funzionalità renale è alterata. Perché? Essa è presente nel sangue e si occupa della distribuzione di proteine e altre sostanze all’interno del corpo. Quando è presente nelle urine vuol dire che non sta svolgendo correttamente il suo lavoro nel sangue.

  • Ipoalbuminemia. Una concentrazione troppo bassa di albumina indica, generalmente, una scarsa produzione da parte del fegato. Le cause principali sono: cirrosi epatica, epatiti, malnutrizione, sindrome nefrosica, presenza di metastasi.
  • Iperalbuminemia. Questa condizione è spesso associata a disidratazione ma i livelli alti di albumina non sono “abbastanza” per diagnosticare la disidratazione.

 

Fonte: Missione Scienza

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