L’Italia è al secondo posto, tra i paesi europei, per decessi a causa di batteri resistenti agli antibiotici: è quanto emerge da uno studio dell’European center for disease prevention and control (Ecdc), pubblicato in occasione della Giornata europea di sensibilizzazione sull’uso degli antibiotici. In particolare, in base ai dati raccolti tra il 2016 e il 2020, sono Grecia, Italia e Romania ad avere il primato negativo: in Grecia, infatti, i morti da infezioni resistenti sono stati 20 ogni 100mila abitanti, 19 in Italia, 13 in Romania. Dati sull’antibiotico resistenza nel nostro paese arrivano anche dall’Istituto superiore di Sanità (Iss), che ha appena pubblicato il report sulla sorveglianza dell’antibiotico resistenza nel 2021, da cui emerge che, sebbene le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici siano in diminuzione rispetto agli anni precedenti, si mantengono elevate.

Una minaccia per la salute pubblica globale

33 mila: è questo il numero di decessi che, ogni anno in Europa, si stima avvengano a causa di infezioni legate a batteri resistenti agli antibiotici. Nel mondo, nel 2019 vi sono stati quasi 5 milioni di decessi associati all’antibiotico-resistenza, di cui circa 1,3 milioni attribuibili direttamente a batteri resistenti. Lo riporta il ministero della Salute: il carico sanitario e umano di queste infezioni è elevatissimo, paragonabile a quello dell’influenza, della tubercolosi e dell’Aids messi insieme, rendendo il fenomeno dell’antibiotico-resistenza una minaccia per la salute pubblica globale.

L’antibiotico-resistenza si verifica quando microrganismi come batteri e funghi sviluppano la capacità di resistere ai farmaci progettati per ucciderli (gli antibiotici) e quindi continuano a crescere nell’organismo che hanno infettato. Questo fenomeno causa infezioni persistenti, spesso molto difficili da trattare anche con i cosiddetti antibiotici di seconda o terza linea, farmaci più potenti che normalmente vengono somministrati solo in casi selezionati. In questo modo aumenta il rischio di fenomeni di multiresistenza (la resistenza a più antibiotici contemporaneamente) e le probabilità di non riuscire a curare l’infezione.

La causa principale di questo fenomeno ne rappresenta in qualche modo anche la soluzione: l’antibiotico-resistenza, infatti, deriva da un utilizzo eccessivo e in alcuni casi inappropriato degli antibiotici e può essere contrastata promuovendo un uso consapevole di questi farmaci. È per questo che, ogni 18 novembre, ricorre la Giornata europea di sensibilizzazione sull’uso degli antibiotici, nell’ambito della più ampia Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica patrocinata dall’Organizzazione mondiale della sanità: lo scopo è quello di promuovere la consapevolezza su un uso appropriato degli antibiotici e di sensibilizzare le persone sulla minaccia globale rappresentata dal’antibiotico-resistenza.

Tutto ciò può avere conseguenze molto gravi, evidenziate anche dal rapporto sui dati europei: l’Ecdc, infatti, ha registrato il numero infezioni batteriche resistenti sul territorio europeo e ne ha stimato il carico di malattia (ovvero l’impatto negativo sullo stato di salute della popolazione): dal documento emerge che, tra il 2016 e il 2020, il numero di infezioni da batteri resistenti è aumentato significativamente (da 685.433 a 865.767), insieme ai decessi (da 30.730 a 38.710 ogni anno). Circa il 71% delle infezioni resistenti agli antibiotici erano contratte negli ospedali, causate principalmente Escherichia coli resistenti alle cefalosporine di terza generazione, da Staphylococcus aureus resistente alla meticillina e Klebsiella pneumoniae resistente alle cefalosporine di terza generazione. Le persone più colpite sono risultate i neonati e gli anziani.  Per quanto riguarda i paesi più colpiti, come anticipato, Grecia, Italia e Romania hanno registrato il numero maggiore di decessi ogni 100mila abitanti (20 in Grecia, 19 in Italia, 13 in Romania), un carico maggiore di malattia e un numero maggiore di anni di vita corretti per la disabilità, indicatore utilizzato per stimare la gravità della malattia in una popolazione, mostrando una tendenza che dovrebbe essere invertita il prima possibile.

 

Fonte: Galileo

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