Tutti applichiamo sul nostro corpo una grande quantità di prodotti cosmetici come detergenti, creme, shampoo, schiume da barba, che impattano sull’ambiente durante il loro ciclo di vita. Per questo motivo il mondo della cosmesi si spinge sempre di più verso il green, e cioè incentivando la produzione di un cosmetico che sia sviluppato nel rispetto dell’ambiente, della tutela delle persone e delle comunità coinvolte nell’intero processo di produzione.

L’industria cosmetica rappresenta uno dei settori più rilevanti nel mondo dell’economia mondiale: secondo una stima del 2018, il suo valore è di 500 miliardi di dollari e si pensa che entro il 2024 potrà raggiungere 863 miliardi di dollari. Con la crescente sensibilità sociale verso il tema del cambiamento climatico e dell’impatto che i prodotti cosmetici hanno sull’ambiente, sta diventando sempre più importante per l’industria cosmetica adottare dei “metodi oggettivi in grado di attestare in modo rigoroso e affidabile le prestazioni ambientali di un prodotto”, come dichiarato dall’associazione delle imprese del settore.

L’azienda cosmetica e il Life Cycle Assessment: come ridurre l’impatto dei cosmetici sull’ambiente?

Una prima azione che un’azienda può intraprendere per contribuire a ridurre il suo impatto ambientale e per contrastare quindi il cambiamento climatico, è sicuramente adottare una procedura di “analisi del ciclo di vita” (Life Cycle Assessment, LCA). Lo scopo di questo provvedimento e delle norme della famiglia ISO 14040 – 14044 sul Life Cycle Assessment (LCA) è valutare quali fasi della produzione hanno un impatto maggiore sull’ambiente e sulla salute: dalla produzione, all’approvvigionamento delle materie prime, al packaging, alla produzione dei materiali per l’esposizione nei punti vendita, al trasporto, alla produzione del formulato cosmetico, fino all’utilizzo del prodotto e al suo destino ambientale.

I dati attualmente a disposizione non sono molti, ma si stima che il contributo di emissioni di gas serra della produzione cosmetica sia tra lo 0.5%-1.5%. Di queste emissioni il 40% non dipende, come si potrebbe pensare, dalla produzione o dallo smaltimento del prodotto, ma dal consumatore. Infatti, tra le fasi del ciclo di vita di un cosmetico quella dell’utilizzo è una delle più importanti per valutare al meglio la sostenibilità del prodotto; una crema, ad esempio, che necessita dell’acqua per l’applicazione o il make-up che richiede l’utilizzo di dischetti per la rimozione, avranno un impatto diverso rispetto ad uno shampoo secco o alle creme senza risciacquo.

È possibile ridurre l’impatto dei prodotti cosmetici?

Una possibilità per rendere i prodotti più green e più sostenibili è sicuramente adottare la filosofia dell’upcycling, che prevede l’utilizzo di ingredienti di riciclo all’interno della formulazione cosmetica. Una delle massime espressioni dell’upcycling nella cosmesi prevede l’utilizzo degli scarti dell’industria alimentare: rifiuti destinati ad essere smaltiti diventano preziose materie prime da utilizzare in modo sicuro all’interno di un cosmetico. Bucce e scarti di frutta e verdura, ad esempio, contengono molti dei principi attivi utilizzati nelle formulazioni cosmetiche, come gli antociani, potenti antiossidanti che funzionano da filtro naturale anti-UV.

Qual è l’impatto del packaging dei cosmetici sull’ambiente?

Un altro step della produzione di un cosmetico che impatta sensibilmente sull’ambiente è la produzione e lo smaltimento del packaging, che rappresenta il 90% della sua impronta ecologica. Una soluzione molto efficiente dal punto di vista della sostenibilità è rappresentata dalla possibilità di ricaricare il contenitore (refill), consentito già da alcune aziende. Oppure un’altra soluzione è scegliere l’ecodesign, che prevede di ridurre l’uso di specifici materiali utilizzati per gli imballaggi oppure di scegliere imballaggi più idonei al riciclo tramite raccolta differenziata.

Un cosmetico può essere sostenibile anche dopo essere stato usato?

Di fondamentale importanza è anche l’impatto che un cosmetico ha dopo il suo utilizzo: nonostante la produzione del prodotto possa avere un basso impatto ambientale, è possibile infatti che i residui che finiscono nel sistema idrico possano avere effetti tossici sull’uomo e sull’ambiente. Ne sono alcuni esempi le microplastiche e i filtri solari: i primi sono scarti di utilizzo che più impattano sull’ambiente inteso come flora e fauna, mentre è risaputo che alcune creme solari sono in grado di interagire con il nostro corpo come alcuni ormoni, alterando lo sviluppo, la crescita e il comportamento.

Dunque, seguire delle linee guida permette all’industria cosmetica di ottenere credenziali ambientali certificate, fondamentali per rendersi sempre più competitivi sul mercato. Inoltre, oggi è importante seguirle anche per distinguersi da quelle aziende che adottano una falsa strategia ambientalista, ricadendo così nel fenomeno ormai sempre più diffuso del green-washing.

Cosmesi sostenibile: green-washing e falso ambientalismo

Il green-washing è una tecnica di comunicazione/marketing adottata dalle aziende che sfruttano politiche ambientali, claim sociali e il concetto di sostenibilità per reclamizzare le loro attività come ecosostenibili.

In realtà poi si dimostrano finalizzate al profitto e sono ben lontane dal salvaguardare la salute del nostro pianeta.

Una strategia è porre enfasi sull’utilizzo di prodotti naturali, che possono risultare più sicuri e sostenibili per il consumatore. Questo però non è sempre vero: un estratto naturale non necessariamente è associato a una maggiore sostenibilità. I composti naturali, infatti, possono avere un elevato impatto in termini di emissioni, uso del suolo e acqua.

Invece, al contrario di quello che si pensa, i prodotti sintetici spesso possono offrire un’alternativa più ecosostenibile senza compromettere la qualità del prodotto finale.

Quali sono le sfide future della cosmesi sostenibile?

La sostenibilità è entrata di diritto nelle agende di organizzazioni sovranazionali, governi e nelle politiche industriali. Infatti, se fino a qualche anno fa la sostenibilità era un obiettivo perseguito in modo discontinuo, oggi non è più così. Si tratta di una sfida per tutti i settori industriali e non di meno per quello della cosmesi. Le sfide future permeano tutte le fasi della produzione dei prodotti cosmetici, dove le aziende dovranno assicurarsi che le strategie di riduzione dell’impatto ambientale siano integrate in tutti i processi. I prodotti dovranno provenire da filiere di produzione che puntano alla neutralità climatica e i packaging dovranno essere pensati in funzione dell’eco-design, ragionati sul ciclo di vita con caratteristiche di biodegradabilitàriciclabilità e riutilizzabilità. Questo implica che innovazione e trasparenza saranno le fondamenta per costruire brand aziendali in cui il consumatore moderno, sensibile alle tematiche ambientali, possa avere fiducia. In parte è proprio grazie a questa rinnovata sensibilità al prodotto sostenibile da parte del consumatore che si è aperta ulteriormente la strada a molte pratiche aziendali virtuose e a normative sempre più attente all’impatto ambientale.

Forse è vero che da soli non si fa la differenza, ma se l’interesse diventa di tutti si può realmente sperare in un futuro più sostenibile.

Metodi alternativi per valutare l’impatto ambientale di prodotti cosmetici: cosa fa il Mario Negri?

Al fine di valutare l’impronta ambientale di un prodotto, le aziende stanno aggiornando i loro strumenti di analisi, utilizzando anche algoritmi informatici innovativi.

Avvalendosi di queste nuove metodologie in silico, diventa possibile non solo stimare l’impatto ambientale di ogni step di produzione ma anche di suggerire alternative più sostenibili e meno tossiche per l’ambiente.

I ricercatori del Dipartimento di Ambiente e Salute, all’interno del progetto europeo LIFE-VERMEER, hanno sviluppato i tool TOXERASER e VERMEER Cosmolife. Questi strumenti permettono di valutare la tossicità di ogni singola sostanza di un cosmetico a scelta dall’utente – che sia un additivo, un emolliente o conservante – e suggeriscono composti sostitutivi chimicamente simili con la stessa funzione presenti nelle liste della regolamentazione cosmetica CE, sicuri per l’uomo e per l’ambiente.

I progressi in ambito di valutazione dell’impatto ambientale di questi anni sono il risultato di numerosi studi e investimenti da parte delle più importanti aziende cosmetiche. Ad esempio, molte aziende sono anche membri attivi della Cosmetic Europe, l’associazione europea dell’industria cosmetica che ha il fine di promuovere lo sviluppo di un’industria sostenibile e a minore impatto ambientale.

Anche la Comunità europea sta promuovendo diverse attività su tematiche di monitoraggio dell’impatto ambientale e della sostenibilità della produzione industriale, rappresentative di un cambiamento sociale e di una crescente sensibilità nei confronti dell’ambiente.