Parlare di Farine, in un momento storico in cui sono in continuo aumento i casi di celiachia e intolleranza al glutine è doveroso. Molto spesso infatti acquistiamo Farina 00 senza sapere da dove arriva, come è trattata, e cosa contiene, senza sapere che è la più povera di elementi nutritivi.

Il libro FATTO IN CASA di Lucia Cuffaro fa luce su molti di questi aspetti, portando le persone a prendere consapevolezza di ciò che mettono sulla loro tavola, nella loro casa, sulla loro pelle e sopratutto invita a fare da sè tutto ciò che può NON essere comprato!

“L’uomo è ciò che mangia”

Ludwig Feuerbach – filosofo

È proprio così, tutto ciò che ingeriamo influenza non solo lo stato fisico ma anche l’animo e il nostro modo di pensare. Ed è da qui che ho pensato di iniziare. Perché modificare il proprio stile di vita alimentare è davvero fondamentale per avvicinarsi alla decrescita e ai suoi princìpi e per coltivare un rapporto sano con l’ambiente. L’autoproduzione è sintomo di consapevolezza e informazione, di maggiore semplicità, autonomia e creatività, di limitazione di consumi dannosi e dell’inquinamento ambientale, di tempo dedicato alla socialità e di elogio della lentezza. È un gesto rivoluzionario che ci aiuta a sfidare la globalizzazione e a non lasciarci omologare al consumismo imperante che, attraverso tecniche di persuasione pubblicitaria, impone acquisti spesso dannosi per la nostra salute, ma positivi per il profitto delle grandi multinazionali.

 

Farine: sai cosa stai mangiando?

L’autoproduzione rappresenta da ultimo anche una fonte non indifferente di risparmio economico e quindi di minor dipendenza dal lavoro salariato.

Partiamo analizzando uno degli ingredienti fondamentali della nostra cucina: LA FARINA

TIPO 00: FARINA SETACCIATA AL 50%

La classica farina di tipo 00 è la più utilizzata in cucina, ma anche quella meno ricca di elementi nutritivi.

Le proprietà migliori vengono, infatti, perse durante la macinazione industriale del chicco di grano, che comporta l’eliminazione del germe (ovvero il cuore nutritivo del chicco stesso, che contiene amminoacidi, acidi grassi, sali minerali, vitamine del gruppo B e vitamina E) e della crusca (la parte più esterna, particolarmente ricca di fibre). Da questa macinazione si ottiene una farina raffinata, che si mantiene a lungo e rende gli impasti più elastici: è quindi più facilmente vendibile nei supermercati, ma risulta terribilmente depauperata e ricchissima di zuccheri.

E spesso queste importanti sostanze perse siamo costretti a reintegrarle assumendo integratori alimentari!

Sconsiglio queste farine per qualsiasi tipo di preparazione, dolce o salata, perché di tutte le sostanze nutritive del grano, in essa è rimasto in pratica solo il glutine, che a lungo andare e in grandi quantità è dannoso per la salute. Purtroppo la celiachia, ovvero reazione infiammatoria permanente alla gliadina, una proteina del glutine, è sempre più diffusa (un soggetto malato ogni cento persone – dato dell’Associazione Italiana Celiachia).

 

TIPO 0: FARINA SETACCIATA AL 70%

In questa farina la parte esterna del chicco (ricca di vitamine e minerali) non è quasi più presente, ovvero viene eliminata anche la crusca. Diminuisce in questo modo il quantitativo di glutine concentrato rispetto a quella 00.

TIPO 1

È una farina semintegrale. C’è almeno l’80% del chicco di grano.

TIPO 2

Sempre farina semintegrale. C’è tutto il chicco di grano, tranne la crusca.

INTEGRALE

La farina non è stata setacciata, ma solo molita. C’è tutto il chicco di grano e quindi tutti gli elementi nutrienti, ed è ovviamente la migliore.

Come si sceglie la farina migliore?

Il  consiglio  in generale  è di usare  il più possibile farine biologiche, di varietà  antiche,  di provenienza certa, come il grano duro Senatore Cappelli  o il grano duro Saragolla  (non modificate con raggi X e non selezionate in base alla conservabilità  e al contenuto  di glutine). Evitiamo invece  il kamut,  che  in realtà non  è un tipo di frumento,  ma un marchio  registrato da  parte  della  società  americana Kamut  International.  Rappresenta un  mito  da  sfatare, questo  grano  non è stato “risvegliato” da una tomba  egizia e non è adatto  ai celiaci  come invece  viene pubblicizzato. Inoltre, è coltivato e venduto in regime di monopolio, ha un costo eccessivo e una pesante impronta ecologica!

 

Fonte: Scienza Conoscenza

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