Il diabete è una delle patologie più diffuse sulla faccia della terra e, a causa dei cambiamenti nel nostro stile di vita, la sua incidenza è destinata a crescere. A differenza del passato non è difficile curarlo.

Tra i farmaci utilizzati c’è l’insulina. Quest’ultima viene somministrata per via sottocutanea più volte a giorno, e queste somministrazioni possono risultare molto fastidiose. Per questo motivo l’introduzione di insulina in compresse è un obiettivo perseguito da anni per migliorare soprattutto questo aspetto della terapia.

Insulina, pillole, siringhe, glucometro

Diabete

Diciamo innanzitutto che di diabete non ne esiste uno solo: oltre al tipo 1 e al tipo 2, che sono i più comuni, ce ne sono molti molti altri, alcuni rarissimi. I meccanismi eziopatogenetici differiscono l’uno dall’altro.

Tipo 1: è quello a patogenesi autoimmune (nella maggior parte dei casi). In poche parole, le cellule del sistema immunitario non riescono più a riconoscere le cellule β del pancreas (quelle che producono insulina) come self (cioè cellule del proprio organismo) e iniziano ad attaccarle fino a distruggerle tutte. In questo modo il pancreas non è in grado più di produrre insulina e di conseguenza il paziente presenta iperglicemia cronica e tutto ciò che questa causa, in primis maggiore diuresi, che comporta disidratazione e quindi sete.

Tipo 2il più frequente, tra le cui cause principali troviamo l’obesità. In questa condizione l’organismo si trova in uno stato noto come “insulino-resistenza“. In poche parole, produce una quantità di insulina normale, anzi aumentata, ma questa non riesce ad agire come farebbe normalmente a causa di questa resistenza. Con il tempo le cellule β si esauriscono e muoiono, e si finisce nella stessa condizione del tipo 1.

Abbiamo detto che l’incidenza del diabete sta aumentando, ma ciò è dovuto all’aumento di incidenza del diabete di tipo 2, a causa dello stravolgimento del nostro stile di vita da parte della società moderna.

Qui su Missione Scienza abbiamo infatti già affrontato la relazione tra diabete e obesità dal punto di vista evolutivo.

Insulina

L’insulina è un ormone fondamentale per il nostro organismo. Insieme al glucagone controlla la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel nostro sangue. Quest’ultimo è la fonte principale e più versatile di energia per le cellule del nostro corpo. Sia difetti che eccessi sono pericolosi. In realtà il controllo della glicemia è molto più complicato ed entrano in gioco molti altri ormoni, ma questi due sono quelli principali.

In passato veniva utilizzata l’insulina di animali quali mucca e maiale. Queste erano simili ma comunque diverse da quella dell’uomo e a lungo andare potevano portare a effetti collaterali seri.

Oggi invece otteniamo l’insulina grazie alle biotecnologie. Semplificando, si prende il gene dell’insulina umana e lo si inserisce nel DNA di un batterio, in modo che questo sia capace di produrre l’insulina umana. In questo modo è possibile ottenere la stessa (o quasi) insulina umana, e soprattutto in grandi quantità.

Questo è un aspetto non da poco, considerando quante persone sono affette da diabete. Ci sono altre tecniche biotecnologiche, vi ho riportato questa giusto per farvi comprendere il concetto.

Meccanismo d'azione insulina

Vie di somministrazione

Ogni farmaco ha la propria via di somministrazione. Questo dipende da tutta una serie di fattori. Per esempio, ci sono farmaci che non possono essere assorbiti per via orale, o perché non ci sono meccanismi di assorbimento a livello intestinale, o perché i succhi gastrici inattivano il principio attivo. Altri farmaci invece vanno somministrati per via endovenosa: è il caso di quelli utilizzati in emergenza, perché abbiamo bisogno di un’azione ultrarapida iniettandoli direttamente nel circolo sanguigno.

E per l’insulina?

Nel caso dell’insulina, la somministrazione è a livello sottocutaneo per un motivo preciso. Il sottocute è una zona poco vascolarizzata, e in genere maggiore è la vascolarizzazione maggiore è la velocità di assorbimento. Quando somministriamo l’insulina non vogliamo che questa agisca immediatamente, perché potrebbe indurre uno stato di ipoglicemia pericolosa.

La somministrazione sottocutanea ci permette quindi di ridurre la velocità di assorbimento e prevenire tale situazione.

Rapida e lenta?

Il pancreas funziona in questo modo:

  • secerne insulina subito dopo i pasti per contrastare l’aumento di glicemia a seguito dell’assorbimento intestinale dei carboidrati;
  • secerne piccole quantità di insulina tutto il giorno, soprattutto per regolare la glicemia a digiuno. Quest’ultima attività è detta “basale“.

Per questo motivo esistono diverse formulazioni di insulina. Spesso i pazienti le definiscono “rapida” e “lenta“. La prima è quella che si assume dopo i pasti, ha un’azione molto veloce, simulando la risposta del pancreas a seguito dell’incremento di glicemia post-pasto.

La seconda è quella che simula l’attività basale delle cellule B, e in genere si somministra di notte e ha una durata di circa 24 ore.

Sperimentazione dell’insulina orale

Finora i tentativi di somministrare l’insulina per via orale si sono mostrati tutti deludenti, però un nuovo studio potrebbe scrivere una nuova pagina in questa storia. Il trial in questione [1] è abbastanza recente, del 2019, citato da vari articoli su riviste quali Lancet o Nature. Cosa non da poco direi. É un trial di fase 2, ciò significa che ha bisogno ancora di un’ultima fase per poter essere poi approvato e commercializzato.

Background e metodi

Sono stati confrontati due tipi di insuline: da una parte l’insulina 338, una formulazione a lunga durata per via orale, dall’altra il trattamento standard, chiamato IGlar (che noi avevamo definito “lenta” nel paragrafo sopra) in pazienti con il diabete di tipo 2.

Sono stati arruolati 50 pazienti, e divisi esattamente a metà tra il gruppo sperimentale, che ha ricevuto l’insulina 338, e il gruppo di controllo che ha ricevuto il trattamento standard. I soggetti sono stati smistati in un gruppo o nell’altro in modo casuale. I pazienti sono stati seguiti per un totale di 8 settimane, nelle quali è stato somministrato una dose al giorno di insulina.

L’investigazione principale riguardava proprio la differenza tra i due trattamenti nel controllo della glicemia a digiuno.

Risultati e conclusioni

Quello che hanno riscontrato i ricercatori è che non ci sono state significative differenze tra le due formulazioni per quanto riguarda:

  • efficacia;
  • effetti collaterali (entrambe sono state ben tollerate dai pazienti e non si è verificato nessun grave evento avverso);
  • l’incidenza dell’ipoglicemia, che è stata bassa in entrambi i gruppi, senza episodi rilevanti.

I ricercatori hanno quindi concluso che:

Tuttavia, le dosi utilizzate per la I338 sono molto elevate, e visto l’alto costo dell’insulina la produzione delle quantità richieste di I338 per un largo uso pubblico è stata ritenuta non redditizia dal punto di vista commerciale.

La sperimentazione dei farmaci è un vero e proprio investimento, e anche molto costoso. Nessuna azienda farmaceutica si impegnerebbe a sviluppare qualcosa di non redditizio, come è giusto che sia dato che è un’azienda. Fortunatamente molte terapie molto costose per malattie gravi sono assicurate dal nostro SSN, ma ovviamente non è questo il caso.

Sarà solo questione di tempo prima che qualcuno sviluppi qualche processo che permetta di ridurre i costi di produzione dell’insulina e renda disponibile anche questa forma farmaceutica.

 

Fonte: Missione Scienza