Il pugile suonato: come staremo quando usciremo dalla pandemia

Articolo del 09 Agosto 2021

Quando usciremo dalla pandemia di Covid-19 non lo sappiamo, ma è presumibile il come: mi immagino tanti pugili suonati che si aggirano per le città, che non hanno nemmeno la cognizione di essere scesi dal ring o meno.

La coordinata principale, quella di dare nuove prospettive alle loro vite, è saltata.
Le speranze sono ora riversate nel PNRR, anche se il sentimento verso di esso è ambivalente: sarà davvero un piano Marshall, basterà, o piuttosto se ne disperderanno le risorse strada facendo?
Sembra stia assumendo un valore metaforico di risuscitazione.

Il senso di precarietà e il ritorno alle abitudini

In verità, la progettualità a lungo termine, il senso del futuro sempre avvertito come foriero di innovazione e progresso, si è tramutato in un senso di precarietà che non porta nemmeno in sé la chance del “carpe diem”.
Quella che è drammaticamente calata è la libido, ovvero il senso del piacere desiderato e atteso, compresa la trepidante costruzione delle atmosfere e delle cornici che lo provocano e sostengono.
La sospensione della quotidianità, che l’aspettativa di un’evasione consente di sopportare, si è tramutata nel singhiozzo penoso di una digestione difficile, un’insonnia intermittente!
Trovo, peraltro, del tutto consolatoria l’odiosa e consunta frase: “dobbiamo recuperare le nostre abitudini”. Segnale di un andamento tranquillo, ritualmente prevedile, della quotidianità, sarebbero poi queste banali e automatiche azioni, che fanno da contorno alla nostra giornata, a darci l’indicazione che è tutto tornato come prima. Ma scherziamo?
È come se ci bastasse sapere che si possa ancora azionare a proprio piacimento il climatizzatore per credere che si sia risolto l’immane problema del cambiamento climatico, vicino, ormai, al punto di non ritorno!
Volendo affrontare veramente questo problema, allora sì che si dovranno modificare prontamente le abitudini, altro che cornetto e cappuccino e cena con gli amici …
Tutto dovrà essere dosato, misurato: in una parola “pensato”

Illusioni e decadenza

Nel frattempo, raschiando il barile, il pugile suonato, spensierato va al mare o in montagna, intasa le autostrade, consumando così come gli viene chiesto dal sistema, che in fondo su questo si basa: consumare quello che si produce e non quello che serve.
Compriamo sempre di più ciò di cui non abbiamo bisogno, prede indifese delle “offerte speciali”.
Egli, il pugile suonato, vive una esistenza “come se”: è frastornato e insoddisfatto, inebetito e disorientato; è come spersonalizzato. Vive l’illusione di poter disporre di uno spazio per comportamenti che danno un senso di libertà e potere (solo apparente).
In verità si tratta solo di macchinosi residui mnemonici di atti passati, automaticamente riprodotti da fantocci in cerca di un senso e, temo, di un’anima. Sta come in uno stato di inconsapevolezza (“come color che son sospesi”) che può dare l’illusione di sentirsi ancora in gara.
Ma sotto i suoi piedi c’è un fragilissimo pavimento di vetro che si chiama decadenza.

Il meccanismo della negazione e del delirio

Tutto ciò può apparire una lamentazione tanto rabbiosa e disperata quanto pessimistica. Il fatto è che quello che è avvenuto e sta avvenendo è vissuto come una narrazione perlopiù subita, piuttosto che come una realtà effettiva: un brutto knock out!
Le bombe sono cadute, ma sono esplose solo per pochi!
Sicché, si può anche pensare – con un meccanismo psicodinamico di difesa, la negazione – che la guerra sia una manipolatoria operazione mediatica dei poteri forti e occulti, con quali fini specifici non è dato di sapere…
Si aprono, anzi si spalancano i portoni ai No-Vax, tipologia antropologica già nota alla storia sotto le più varie sembianze.
Considerando la peculiarità umana di crearsi una propria realtà (la fuga è sempre dall’angoscia),
la costruzione mentale risulta sempre delirante, nel senso letterale del termine: uscire dal seminato tracciato.
Il delirare di una fazione che presume di essere sana e immune da una parte e l’appello alla drammaticità della situazione dall’altra creano una classica situazione di stallo storicamente pericolosa.
Credo (e spero) che per uscire da questo stato fisico ci sia auspicabilmente solo un modo: la presa di posizione globale di tutte le autorità in campo, che lancino un messaggio coerente omogeneo, un’azione concordata e condivisa.
mass media, le forze politiche ed economiche, le anime religiose, la rappresentanza sociale e quant’altri si uniscano non per una guerra a minoranze rumorose, ma in un coro conciliante e armonioso che raccolga l’umanità intorno all’unico obiettivo: semplicemente la prosecuzione della specie umana. Il Green Pass* il primo passo.


Rosario De Giglio, medico-psichiatra-psicoterapeuta (analitico e relazionale), è Responsabile sanitario di Struttura Riabilitativa Psichiatrica, già Dirigente Psichiatra del Dipartimento di Salute Mentale di Bari e responsabile della digitalizzazione del DSM per il Sistema Informativo della Salute Mentale (S.I.S.M.). Vanta varie esperienze nel campo dell’informazione e della comunicazione.

 

Fonte: Sapere Scienza

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