Inquinamento da mercurio nell’Oceano Artico: origini e conseguenze

Articolo del 20 Agosto 2025
Negli ultimi decenni l’Artico, un ecosistema fragile e cruciale per gli equilibri climatici globali, è divenuto un osservato speciale non solo per lo scioglimento dei ghiacci, ma anche per l’accumulo crescente di inquinanti tossici. Tra questi, il mercurio rappresenta uno dei problemi più preoccupanti, con implicazioni che vanno ben oltre i confini polari.
Le cause dell’accumulo di mercurio
Il mercurio non è rilasciato localmente in grandi quantità dalle popolazioni artiche. La sua presenza deriva soprattutto da:
- Emissioni industriali globali: centrali a carbone, attività minerarie e processi industriali rilasciano enormi quantità di mercurio in atmosfera.
- Trasporto a lungo raggio: il mercurio atmosferico viaggia per migliaia di chilometri e tende a depositarsi nelle regioni fredde, un fenomeno noto come “Arctic mercury depletion events”.
- Scioglimento dei ghiacci e del permafrost: i cambiamenti climatici stanno liberando mercurio precedentemente intrappolato nel ghiaccio e nei sedimenti, aumentando la concentrazione nelle acque marine.
- Correnti oceaniche: portano metalli pesanti verso le zone polari, amplificando l’accumulo locale.
I rischi per gli ecosistemi
Una volta depositato in mare, il mercurio può trasformarsi in metilmercurio, una forma altamente tossica che si bioaccumula e biomagnifica lungo la catena alimentare. Questo significa che i microrganismi marini lo incorporano nei tessuti; i piccoli pesci che se ne nutrono accumulano dosi maggiori; i grandi predatori, come foche, balene e orsi polari, possono raggiungere concentrazioni molto elevate.
Questo processo mina la salute degli animali artici, compromettendo riproduzione, comportamento e sopravvivenza di molte specie già minacciate dal cambiamento climatico.
I rischi per l’uomo
Le comunità indigene dell’Artico, che dipendono dalla pesca e dalla caccia per il proprio sostentamento, risultano particolarmente esposte. L’assunzione di pesci e mammiferi marini contaminati porta a un rischio maggiore di problemi neurologici, soprattutto nei bambini e nei feti durante la gravidanza; disturbi cardiovascolari negli adulti; compromissione del sistema immunitario.
Si tratta di un paradosso drammatico: alimenti tradizionali, sani e culturalmente fondamentali, diventano veicolo di contaminazione.
Una sfida globale
Il mercurio è un inquinante che non conosce confini. La Convenzione di Minamata del 2013 ha rappresentato un passo importante per limitarne le emissioni, ma l’attuazione è ancora incompleta e i cambiamenti climatici stanno accelerando il rilascio di mercurio immagazzinato nei ghiacci.
Conclusione
L’inquinamento da mercurio nell’Oceano Artico non è solo una questione ambientale, ma anche un problema di giustizia sociale e sanitaria. Proteggere l’Artico significa proteggere la salute delle comunità locali e la stabilità di un ecosistema che influenza l’intero pianeta. Ridurre le emissioni globali e monitorare costantemente i livelli di contaminazione è una priorità urgente per limitare i danni di questa minaccia invisibile.
Per approfondimenti: FOCUS