Tubercolosi: tra scienza e leggenda

Articolo del 20 Settembre 2021

Oggi parleremo di una malattia nota come Tubercolosi, presente in tutte le parti del mondo, ma particolarmente diffusa nel Sud-est asiatico (in particolare India e Cina), nel Pacifico Occidentale e in Africa. Molti di voi ne avranno sicuramente sentito parlare e sapranno già che la sua incidenza in Italia non è molto alta, per questo si tende a sottovalutare il pericolo. Il fatto che abbia un’incidenza più elevata solo altrove non significa che dobbiamo abbassare la guardia. Bisogna informarsi adeguatamente e porre sempre la giusta attenzione.

Cos’è precisamente la tubercolosi?

Si tratta di una malattia infettiva e contagiosa, causata dal Mycobacterium tuberculosis, per gli amici Bacillo di Koch (dal nome del medico tedesco che lo scoprì).

È una malattia curabile ma se non viene trattata l’esito può essere fatale. Attualmente rappresenta infatti una delle dieci principali cause di morte nel mondo. In Italia vengono notificati ogni anno circa 4000 nuovi casi. Le è stata anche dedicata una Giornata mondiale che si tiene il 24 marzo di ogni anno.

La pandemia di COVID-19, per la sua portata, rischia di avere ripercussioni devastanti sui programmi globali di prevenzione e controllo della tubercolosi. Non a caso il tema della giornata di quest’anno è stato “Il tempo stringe”, a indicare l’importanza del riportare l’attenzione su questa malattia, altrimenti non sarà possibile contrastarla.

Organi interessati e modalità di trasmissione

Nella maggior parte dei casi la Tubercolosi interessa i polmoni, ma possono anche essere coinvolte altre parti del corpo.

La trasmissione avviene per via aerea (nel senso che il batterio prende un aereo e ci raggiunge uno per uno?), tramite secrezioni respiratorie emesse nell’aria da un soggetto contagioso, ad esempio starnuti, saliva o colpi di tosse. Quindi state attenti a tossire e starnutire nel gomito e a evitare di diffondere le vostre secrezioni, che non si sa mai. Fortunatamente in questo periodo tali norme igienico-sanitarie stanno prendendo sempre più piede, per cui spero che tutto quello che stiamo vivendo ci abbia indotti a riflettere. Ricordiamo sempre che prevenire è meglio che curare.

Tramite le vie aeree i batteri raggiungono i polmoni dove si depositano e iniziano a crescere e moltiplicarsi. Da lì, in alcuni casi, possono diffondersi attraverso il sangue ad altre parti del corpo.

Con tutte le persone che avranno starnutito o tossito nelle nostre vicinanze senza neanche utilizzare mano o gomito, il rischio di tubercolosi dovrebbe essere elevato. Invece non è così poiché la trasmissione del bacillo non è facilissima, in quanto occorrono alcune condizioni essenziali:

  • carica batterica molto alta;
  • ricambio d’aria ambientale scarso o assente;
  • il soggetto malato deve presentare tubercolosi polmonare attiva e non deve essere in terapia.

Infezione tubercolare latente e malattia tubercolare attiva

Parliamo di infezione tubercolare latente nel momento in cui coloro che si infettano non sviluppano la malattia, quando cioè il sistema immunitario riesce a fronteggiare l’infezione. Il batterio, colto dalla noia, pensa: “vabbè, a questo punto mi faccio una bella dormita”. Insomma, il suo sonno è profondo al punto da restare quiescente per anni.

Questa condizione interessa circa un quarto della popolazione mondiale e coloro che ne sono affetti non hanno sintomi e non sono contagiose. Circa un 5-15% delle persone con infezione latente sviluppa la malattia nel corso della propria vita, mentre la restante parte non svilupperà mai la malattia.

Condizioni che espongono a un rischio più elevato

Ovviamente ci sono delle condizioni particolari che espongono a un rischio più elevato di sviluppare la malattia tubercolare attiva. I soggetti ad alto rischio sono:

  • persone anziane;
  • persone con un’infezione recente, ovvero risalente a meno di due anni;
  • neonati e bambini che abbiano meno di 5 anni.

Inoltre, la tubercolosi è strettamente associata alle condizioni di vita degli individui. Infatti, tra i soggetti con rischio maggiore, troviamo coloro che fanno uso di tabacco e droghe, e persone affette da condizioni che determinano un abbassamento delle difese immunitarie. Questo può anche dipendere da condizioni igienico-sanitarie piuttosto scarse oppure da uno stato di malnutrizione.

Hanno maggiore probabilità di sviluppare la malattia attiva anche gli individui HIV positivi. Il rischio di ammalarsi in questo caso è 20-30 volte maggiore. La situazione è piuttosto tragica, in quanto una malattia accelera il decorso dell’altra, originando una combinazione letale. La tubercolosi rappresenta infatti una delle principali cause di morte tra i soggetti affetti da AIDS.

In Paesi con minore incidenza, il rischio di essere infetto è maggiore per le persone che vivono in strutture di gruppo, come rifugi, strutture di assistenza a lungo termine, e per i senzatetto. In tali popolazioni ad alto rischio, i tassi possono avvicinarsi a quelli ad alta incidenza di altre parti del mondo.

Ma quindi come facciamo ad accorgerci della tubercolosi?

Purtroppo, la tubercolosi è abbastanza infima e furbetta: i sintomi possono essere lievi per diversi mesi, ritardando così la diagnosi e quindi anche la terapia.

Tubercolosi polmonare ed extrapolmonare

La tubercolosi può essere polmonare o extrapolmonare. In questo secondo caso i sintomi dipendono ovviamente dalla sede interessata. Nel primo caso invece, si riscontrano: tosse che dura più di 3 settimane, febbre, sudorazione notturna e dolore toracico. Una caratteristica peculiare della tubercolosi polmonare è rappresentata dalla presenza di sangue nell’espettorato. Altri sintomi comprendono debolezza, stanchezza e dimagrimento senza una causa apparente.

Diagnosi

Uno dei primi test effettuati, vista la localizzazione primaria delle lesioni, è la radiografia toracica. In sostituzione a quest’ultima si può utilizzare la tomografia computerizzata che fornisce immagini particolarmente nitide, facilitando il riconoscimento delle lesioni più piccole. La conferma diagnostica si ottiene dimostrando la presenza del patogeno nell’espettorato.

Sono stati compiuti sempre più progressi nella diagnosi della tubercolosi, grazie a dei test molecolari che ci consentono di identificare in poche ore (anziché 3-4 settimane) la presenza del micobatterio nell’espettorato dei pazienti affetti da tubercolosi polmonare. Questo è fondamentale, perché effettuare una diagnosi rapida consente di effettuare il trattamento in modo tempestivo.

Trattamento

Fortunatamente la tubercolosi è una malattia curabile e il trattamento farmacologico si basa sull’utilizzo di diversi antibiotici per un tempo prolungato. Il paziente deve seguire alla lettera quanto detto dal medico circa l’assunzione dei farmaci, poiché un trattamento regolare e completo è importante per evitare che insorgano ceppi farmaco-resistenti.

Infatti, la resistenza può svilupparsi a seguito di trattamenti inadeguati o non correttamente somministrati, oppure incompleti, come quando i pazienti non assumono tutte le medicine necessarie perché “non serve, tanto mi sento meglio”.

La farmaco-resistenza richiede l’utilizzo di farmaci di seconda linea che, oltre a essere costosi, comportano anche maggiori effetti avversi. Questo si traduce in ridotti tassi di guarigione ed esiti meno favorevoli.

Prevenzione

Trattamento dell’infezione tubercolare latente

Nei soggetti con infezione tubercolare latente il trattamento preventivo può impedire l’eventuale sviluppo della malattia in futuro. Il trattamento più comune è quello con Isoniazide per un periodo di tempo più o meno lungo. Nel frattempo, la maggior parte delle persone trattate può continuare a svolgere le normali attività come recarsi a scuola o a lavoro.

Vaccinazione

Sono in corso diverse sperimentazioni per individuare vaccini più efficaci, visto che l’unico disponibile al momento è il vaccino vivo attenuato BCG (bacillo di Calmette Guérin) efficace nel prevenire le forme gravi infantili della malattia. Si utilizza spesso in paesi ad alta incidenza di Tubercolosi, mentre in Italia è utilizzato solo per alcune categorie a rischio.

Tubercolosi bovina

La tubercolosi bovina ha come agente eziologico Mycobacterium bovis, ed è una patologia dal forte impatto socioeconomico e di salute pubblica, essendo trasmissibile anche all’uomo. La malattia si diffonde nel bestiame attraverso inalazione di aerosol da tosse o da starnuto di animali infetti o da particelle infette di polvere. La diffusione, tuttavia, potrebbe anche avvenire indirettamente da pascoli o acque contaminate.

La fonte principale di contagio da Mycobacterium bovis per l’uomo è rappresentata dal contatto con animali infetti e dall’ingestione di prodotti provenienti da animali infetti, in particolare prodotti derivati da latte non pastorizzato.

Questa forma di tubercolosi è stata debellata nei paesi sviluppati, sacrificando le mucche con test cutaneo positivo alla tubercolina, ovvero un allergene derivante dal Micobatterio tubercolare, e mediante la pastorizzazione del latte. È invece ancora presente nei paesi in via di sviluppo, e nei paesi dell’America latina è endemica. È quindi fondamentale utilizzare sempre latte pastorizzato per prevenire questa malattia.

Curiosità sulla Tubercolosi

Come ben sappiamo, nell’antichità la scienza era ancora un mistero, e le cause delle malattie erano sconosciute. Questo non faceva altro che alimentare l’immaginazione della gente e la nascita di leggende che ruotavano attorno a creature fantastiche e decisamente horror.

Nel caso della Tubercolosi, ad esempio, il sangue proveniente dai polmoni danneggiati tende a risalire, con conseguente emissione dalla bocca, ricordando così un vampiro (diciamo che normalmente uno non dovrebbe neanche fare questo tipo di associazione, ma vabbè, complimenti per la fantasia!).

Questa malattia infettiva all’epoca era nota come consunzione, in quanto determinava una perdita di peso, “consumando” pian piano il corpo. Ovviamente non esisteva una cura valida, per cui la tubercolosi si diffondeva molto rapidamente da un membro all’altro della famiglia, generando così il panico più totale nella popolazione.

Si riteneva che la consunzione fosse dovuta al defunto che consumava la vita dei suoi parenti sopravvissuti, per questo i corpi venivano riesumati e gli organi interni bruciati in modo da impedire al “vampiro” di attaccare la popolazione locale. Sicuramente proverete ribrezzo dopo aver letto questa cosa: i membri della famiglia colpiti inalavano il fumo derivante degli organi bruciati o consumavano le ceneri, come ultimo tentativo per bloccare la “maledizione”.

Un caso che ha suscitato particolare attenzione è stato quello di Mercy Brown nel Rhode Island. Prima della sua morte per Tubercolosi, vennero effettuati diversi tentativi per scacciare i presunti spiriti dal suo corpo.

Conclusione

Spero non siate rimasti traumatizzati da quest’ultima parte dell’articolo e che stanotte non facciate incubi sui vampiri per colpa mia. Come tutte le altre volte in cui abbiamo parlato di malattie infettive, vogliamo ricordarvi l’importanza della prevenzione. Per cui, mi raccomando, starnutite nel gomito e abbiate cura di non diffondere i vostri microbi in tutti i luoghi e in tutti i laghi (cit. Valerio Scanu). Mi auguro davvero che la Pandemia che stiamo affrontando non ci induca a distogliere l’attenzione da altre malattie che purtroppo esistono e sono in agguato.

Per riuscire a ridurre significativamente l’incidenza di questa malattia nel mondo, è nata nel 2001 l’alleanza globale Stop Tb, un network di oltre 1700 organizzazioni internazionali, Paesi e associazioni pubbliche e private coordinate dall’OMS che, lanciando nel corso degli anni quattro Piani globali per fermare la Tb, ha fissato come obiettivo quello di eliminare l’epidemia di Tb nel mondo entro il 2030, così come espresso anche nei Sustainable Development Goals dell’ONU. Incrociamo quindi le dita, e speriamo di riuscire a raggiungere questi traguardi.

 

Fonte: Missione Scienza

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