I primi di luglio il Parlamento Europeo esprimerà il voto decisivo per includere o meno gas e nucleare all’interno della tassonomia europea.

La tassonomia europea è una classificazione di tutti gli investimenti che, secondo l’Unione Europea, sono sostenibili dal punto di vista ambientale. L’obiettivo di questa lista è quello di indirizzare gli investitori e i policy maker, dando loro un’indicazione chiara su quali investimenti sono considerati utili per contrastare la crisi climatica.

All’interno di questa lista, però, l’Unione Europea vorrebbe aggiungere gas e fissione nucleare come metodi sostenibili per produrre energia. Le due fonti vengono considerate insieme e quindi il Parlamento Europeo può decidere di inserirle entrambe o di non inserirne nessuna all’interno della tassonomia.

Affinché il Parlamento Europeo blocchi questa proposta serviranno 353 voti contrari. Se ciò non avverrà, invece, gas e nucleare verranno automaticamente inseriti all’interno della tassonomia europea.

Centrali nucleari con permessi ricevuti entro il 2045 verrebbero considerate idonee, così come centrali a gas i cui progetti siano stati approvati entro la fine del 2030 e che rispettino alcune caratteristiche riguardo alle emissioni.

Se ci concentriamo sul gas e prendiamo quest’ultimo dato, si capisce subito che non è una buona notizia.  Includere progetti approvati entro il 2030 vorrebbe dire continuare ad inquinare ben oltre quella data, mentre l’Unione Europea si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni entro il 2050. Costruire centrali a gas vent’anni prima non sembra esattamente il modo migliore per raggiungere quest’obiettivo.

Bisogna inoltre ricordare che il gas, nonostante venga ancora considerato da molti un combustibile di transizione, è altamente inquinante. Il suo impatto climalterante è 86 volte quello della CO2 nell’arco di vent’anni. Inoltre, il suo impatto sull’ambiente è enorme, in particolare in caso di gas estratto tramite la tecnica del fracking, che ha già segnato in maniera indelebile il territorio statunitense.

Per il nucleare la situazione è più complicata e il dibattito è molto lungo. Al momento non è stata ancora trovata una soluzione davvero valida per lo smaltimento delle scorie radioattive e le tecnologie più avanzate non saranno pronte prima di diversi anni.

E, inoltre, l’unica opzione possibile per il Parlamento Europeo è quella di inserire entrambe le fonti nella tassonomia oppure di escluderle tutte e due.

È chiaro che si tratta solo di modi per rallentare la transizione ecologica e andare ancora una volta in una direzione che guarda indietro, invece di guardare in avanti.

Le lobby del gas sono molto potenti a Bruxelles, dove è stato calcolato che le imprese arrivino a spendere 100 milioni di euro l’anno in operazioni di lobbying. L’associazione ReCommon l’anno scorso ha pubblicato un’indagine su più di 150 incontri che si sono tenuti tra aziende del gas e commissari europei tra il 2019 e il 2020.

E non sono solo le aziende europee a fare lobbying. Anche Gazprom, infatti, partecipa indirettamente tramite i suoi partner europei, tra i quali si conta anche l’italiana Eni.

Un’indagine di Greenpeace Francia ha rivelato che la Russia potrebbe guadagnare 4 miliardi di euro in più all’anno per l’inserimento del gas nella tassonomia.

L’inclusione dell’energia nucleare nella tassonomia, inoltre, consentirebbe a una società statale russa per l’energia nucleare di assicurarsi una quota di circa 500 miliardi di euro di potenziali investimenti in nuove capacità nucleari dell’UE.

Inserendo il gas tra le fonti sostenibili, quindi, l’Unione Europea farebbe anche gli interessi della principale fonti di finanziamenti russa.

A giugno alcune commissioni del Parlamento Europeo hanno votato contro l’ingresso di gas e nucleare all’interno della tassonomia europea, dando già un primo segnale. Ma a inizio luglio ci sarà il voto decisivo.

 

Fonte: Rewriters

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