La compagnia petrolifera Shell è pronta a generare forti onde sismiche al largo del Sudafrica, nel bel mezzo della stagione riproduttiva delle balene.

Andare alla ricerca di giacimenti di petrolio e gas naturale al largo del Sudafrica, e farlo con le cosiddette prospezioni geosismiche, cioè generando violente onde sismiche sottomarine. Tutto questo nel bel mezzo della stagione riproduttiva delle balene. Questi sono i piani della compagnia petrolifera Shell. Gli ambientalisti, sul piede di guerra, stanno facendo tutto il possibile per bloccarla.

Come funzionano le prospezioni geosismiche

Mercoledì 1° dicembre era la giornata in cui le imbarcazioni di Shell avrebbero dovuto iniziare a solcare per cinque mesi consecutivi le acque lungo la Wild Coast, in Sudafrica, tra Morgan Bay e Port St John. La prima fase non prevede trivellazioni bensì le cosiddette prospezioni geosismiche. Questa tecnica consiste nel creare onde sismiche, analoghe a quelle dei terremoti, per poi raccoglierne l’eco attraverso dei microfoni subacquei. Proprio dalle caratteristiche dell’eco è possibile ricostruire le caratteristiche dei fondali, identificando eventuali bacini di idrocarburi sottomarini. Con un tentativo dell’ultimo minuto, però, quattro ong si sono appellate al tribunale per bloccare l’avvio delle operazioni.

Quali saranno le conseguenze per l’ecosistema marino

Queste esplosioni generano infatti violente onde d’urto che penetrano fino alla crosta terrestre, con un forte rumore che si propaga per migliaia di chilometri. Numerosi studi scientifici hanno attestato gravi danni per la fauna marina: pesci e mammiferi sono costretti a cambiare habitat, subiscono alti livelli di stress e sviluppano problemi all’udito. I protocolli per scongiurare tali conseguenze esistono ma, finora, si sono rivelati inadeguati.

Tutto questo avviene in una delle destinazioni più celebri del mondo per l’osservazione di balene e delfini. Proprio tra giugno e dicembre le balene franche australi (Eubalaena australis) e le megattere (Megaptera novaeangliae) migrano verso il Sudafrica per accoppiarsi e crescere i loro cuccioli, sempre con le stesse tempistiche, tant’è che ogni anno si tiene un festival in loro onore nella città di Hermanus. Shell vuole avviare le operazioni proprio nei giorni in cui le famiglie di cetacei iniziano il loro viaggio di ritorno verso l’Antartide. Con tutti i pericoli che ne conseguono.

Arcipelago di Abrolhos, Brasile

Una megattera nelle acque dell’arcipelago di Abrolhos

Gli attivisti provano a fermare i piani di Shell

Non stupisce dunque che il progetto, approvato dal governo sudafricano nel 2014, abbia scatenato accese polemiche. “In un momento in cui i leader globali stanno facendo promesse e prendendo decisioni per allontanarsi dai combustibili fossili perché la scienza del clima ha dimostrato che non possiamo bruciare le nostre riserve esistenti (men che meno trivellarne di più), l’operazione petrolifera offshore Phakisa sta spingendo ancora di più per mettere le mani su un giacimento locale di gas”, recita una petizione che ha già raccolto oltre 380mila firme. “Shell deve spiegare come i danni arrecati durante questa fase, e durante qualsiasi trivellazione successiva, siano coerenti con il suo piano di transizione energetica volto a limitare il riscaldamento globale”.

La compagnia petrolifera, in risposta, fa sapere di aver “intrapreso un processo di consultazione di tutti gli stakeholder” nel 2013. Gli impatti delle prospezioni geosismiche, assicura, “compresi e mitigati” basandosi su “decenni di letteratura scientifica” e sulle “linee guida adottate a livello internazionale”.

 

Fonte: LIFEGATE

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