La nuova psicoterapia: modificare il corpo per curare la mente.

Articolo del 17 Novembre 2020

“Gli psicoterapeuti hanno la dannata abitudine di cercare di cambiare le persone” scrive Giancarlo Dimaggio in questo volume, e aggiunge: “Per il meglio, o almeno ci provano”. Questa dannata abitudine è stata sviluppata fin dalla metà del 1800 dallo psicologo Pierre Janet che, ancor prima di Freud, aveva potuto mettere in evidenza una connessione tra le sintomatologie presentate dai pazienti e alcuni eventi traumatici della loro vita. Da allora, diverse correnti di studio, di pensiero e di sperimentazione spesso in contrasto tra loro hanno orientato le modalità terapeutiche tese a guidare i sofferenti nel percorso necessario per uscire dal male della mente. Intercalando storie e vicende personali con quelle di pazienti reali o immaginati Dimaggio, psichiatra e psicoterapeuta, racconta lo sviluppo e l’evoluzione delle tecniche proposte dalle varie scuole, descrivendo metodi di approccio talvolta divergenti ma più o meno rivolti ad uno stesso obiettivo terapeutico. Anche la tradizionale psicanalisi freudiana si è evoluta nel tempo e le teorie rigidamente cognitiviste hanno lasciato spazi ad altre impegnate ad intervenire non tanto sugli aspetti mentali quanto sugli atteggiamenti legati alle emozioni ed alle sensazioni corporee dei pazienti.

Ipnosi, bioenergetica, meditazione, psicoterapia sensomotoria, analisi post-traumatica, terapia dialettico-comportamentale, terapie propriocettive, mindfulness… le modalità di approccio si sono trasformate nel tempo, seguendo i cambiamenti culturali, le problematiche dei pazienti e spesso anche le mode del momento. Con strumenti diversi sono stati cercati accessi alla sofferenza sempre fondati sulla necessità di instaurare una relazione terapeutica in cui terapeuta e paziente devono lavorare insieme, definendo una sorta di alleanza e una condivisione di scopi. Con modalità diverse, le moderne psicoterapie tentano di spiegare e capire come il dolore di oggi possa derivare da fatti lontani, apparentemente superati e, individuando i momenti critici in cui i disturbi psichici avevano avuto origine, provano ad avviare le possibilità di superamento.

Dal corpo alla mente

In tempi molto recenti la rivoluzione esperienziale, fondata su nuove consapevolezze scientifiche che propongono di “modificare il corpo per sanare la mente” aiuta il terapeuta ad analizzare e decodificare aspetti del passato dei pazienti, e fa emergere da antiche esperienze emotive le radici delle attuali sofferenze.

Cambiare il modo di guardare se stessi e gli altri permette passi efficaci nella ri-costruzione della personalità e in questo aiuta, in particolare, la Terapia Sensomotoria che consente di lavorare simultaneamente a livello cognitivo (sui pensieri), a livello emotivo (sulle emozioni) e a livello senso motorio (sul corpo). In questo nuovo quadro relazionale, la modificazione dell’assetto somatico consente di immaginare nuove storie di sé: la disistima, la paura di altri, la vergogna di essere giudicati o rifiutati dai “grandi” da cui ci si aspetta protezione… possono essere affrontati con nuove consapevolezze. La TS sviluppa infatti i contributi derivanti dalle neuroscienze e studia i modi in cui la mente e il cervello elaborano le esperienze traumatiche: il dolore psichico ha profondi effetti sia sul corpo sia sul sistema nervoso e molti dei sintomi presentati dai soggetti traumatizzati sono guidati dal livello somatico. La terapia rivaluta quindi il ruolo delle posture corporee e propone esercizi che sviluppano percezioni di equilibrio, di forza e di debolezza. Mentre le immagini mentali si rivolgono alle dolorose situazioni di dipendenza o di attaccamento costruite in età infantile, il corpo è costretto a fare attenzione a se stesso per mantenere posture difficili, deviando l’attenzione dalla sofferenza psichica che diventa così più facilmente dominabile.  Il lavoro sul corpo facilita la rielaborazione della memoria, stimola l’apprendimento di nuove possibilità fisiche e aiuta a regolare l’arousal (la risposta attenta) dovuta all’eccitazione del sistema nervoso autonomo.

I casi umani descritti da Dimaggio, esemplificati dal paziente chiamato Roberto, mettono in luce tanto il lavoro di ricerca del terapeuta quanto le difficoltà e le difese spesso inconsapevoli di chi chiede aiuto, i modi di nascondere proprio il “pezzo mancante” che dovrebbe essere portato alla luce, i tentativi spesso maldestri di eludere la sofferenza che la relazione terapeutica dovrebbe curare.

Riscrivere il passato

Per modificare l’atteggiamento dei pazienti, scrive Dimaggio, l’attenzione deve essere portata sul momento immediatamente precedente all’azione che ne ha devastato la vita: all’attimo prima di cadere, come dice il titolo di questo libro. Si mettono così i pazienti nelle condizioni di rivivere il momento della decisione, davanti all’immagine emotivamente carica di se stessi che eseguono nel presente il copione antico che ha orientato il seguito della loro vita. Qui il terapeuta può agire in modo decisivo, cambiando la trama della storia, staccandola dal corpo che la sta rivivendo, in modo da poterla guidare in nuove direzioni.

Riscrivendo in modo diverso la significatività degli eventi, si possono acquisire nuove consapevolezze ed esplorare con l’immaginazione nuove possibilità: il corpo può essere liberato dal suo passato e può agire in modo nuovo rispetto all’immagine codificata e ritualizzata nel corso della vita. Attraverso queste procedure, spesso dolorose ma sempre attentamente controllate dal terapeuta, l’attenzione neurovegetativa (l’arousal) si modifica, si distende su un finale meno doloroso. Pur non avendo studi di efficacia a suo sostegno, la terapia sensomotoria riesce a dare ai pazienti nuovi modi di immaginare se stessi, permette loro di rivivere momenti critici attenuandone il dolore, e di orientare in modo diverso il loro presente.

E cambiare il finale

L’esperienza personale con cui Dimaggio accompagna e partecipa alle storie dei diversi pazienti lo porta a raccontare anche momenti della sua personale sofferenza, rivissuta con la guida di un amico terapeuta attraverso la tecnica dell”EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Seguendo questa metodologia, la rievocazione della malattia e della morte della moglie coinvolge emotivamente l’autore-protagonista ma lo aiuta a ripercorrere la trama dolorosa degli eventi vissuti permettendo una loro rielaborazione più serena. Nell’Epilogo, i ricordi positivi e le immagini di un futuro allegro con i figli che crescono segnano per lui nuove possibilità di vita.

Anche se nel testo sono state “accuratamente scansate” le citazioni di fonti, l’autore raccoglie nelle ultime pagine del volume alcune indicazioni di lettura che rappresentano il manifesto della “rivoluzione esperienziale” e che permettono di approfondire le teorie che la sostengono, la loro lontana origine, e gli approcci terapeutici che ne derivano.

 

Fonte: Galileo

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