Nascere ai tempi di Covid: piccoli non contagiati ma a rischio «solitudine»

Articolo del 03 Febbraio 2021

Nelle donne positive al virus raddoppiano i parti prima del termine e aumentano le probabilità che i bambini abbiano bisogno di un sostegno respiratorio.
La pandemia sta avendo ripercussioni anche in sala parto: per fortuna pochissimi bimbi nati da una mamma positiva al virus contraggono il Covid-19, ma in queste gravidanze la nascita prima del termine è molto più frequente, il doppio rispetto al solito. Fra le donne che hanno partorito da primavera in poi e contagiate durante l’attesa, i bimbi nati prima di 37 settimane di gestazione sono infatti ben 1 su 5 e nel 16 per cento dei casi si tratta di neonati con un basso peso, inferiore ai due chili e mezzo.

I dati nazionali

Lo dicono i dati del Registro Nazionale Covid-19 istituito dalla Società Italiana di Neonatologia, secondo cui però appena il 2,8 per cento di questi piccoli ha contratto a sua volta il virus: per di più solo un neonato è risultato positivo nel primo giorno di vita, a indicare la possibilità di una trasmissione dell’infezione in utero. «Negli altri casi, in cui la positività è comparsa nei giorni successivi, non si può escludere un contagio “orizzontale” da mamma a bimbo tramite le goccioline di saliva», osserva Fabio Mosca, presidente Sin.

Infezione asintomatica o poco sintomatica

«L’infezione nei neonati però è sempre asintomatica o poco sintomatica, in accordo con quanto sta emergendo in tutto il mondo. Anche i 13 piccoli tornati in ospedale per un contagio avvenuto a casa hanno manifestato sintomi come la febbre in grado lieve o medio: solo due hanno avuto bisogno di un supporto per respirare e per pochi giorni».

«Zero separation» dai genitori

Storie a lieto fine, quindi, ma occorre non abbassare la guardia sull’impennata di nascite troppo veloci, come hanno ribadito i neonatologi in occasione dell’ultima Giornata Mondiale della Prematurità: la nascita prima del tempo porta molti in Terapia Intensiva Neonatale (Tin) e questo può essere un problema, perché come spiega Mosca «L’emergenza Covid-19 e le relative norme di contenimento del contagio aumentano il rischio che neonato e genitori siano tenuti separati. Dobbiamo invece sostenere il più possibile la “Zero Separation”, una campagna promossa dall’European Foundation for the Care of Newborn Infants per garantire la vicinanza al neonato in Tin anche nel difficile periodo che stiamo vivendo: il genitore non è un visitatorema “cura” il bimbo, che invece con la separazione subisce uno stress con effetti negativi a breve e lungo termine.

Rafforzare le connessioni emotive

Il coinvolgimento precoce della famiglia rafforza le connessioni emotive fondamentali per lo sviluppo neuro-cognitivo del bambino con conseguenze positive sulla salute neuro-comportamentale a distanza; un legame relazionale precoce aiuta inoltre ad accettare le difficoltà del figlio ricoverato e crea le basi per avere fiducia nelle proprie capacità di genitore. Il contatto pelle a pelle e l’allattamento al seno sono essenziali per un sano sviluppo del neonato, che ha il diritto di beneficiare sempre della presenza dei genitori», conclude Mosca.

Fonte: Corriere della Sera

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