Covid: Garante privacy, no a “pass vaccinali” per accedere a locali o fruire di servizi senza una legge nazionale

Articolo del 02 Marzo 2021

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali si è espresso sulla questione del pass vaccinale di cui si parla ormai sempre più di frequente, come condizione per accedere a luoghi e servizi. E ha detto “no” a questi “pass” se non in presenza di una legge nazionale. Quindi ora si tratterà di capire se il governo ha intenzione di procedere con una legge nazionale o no.

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali si è espresso sulla questione del pass vaccinale di cui si parla ormai sempre più di frequente, come condizione per accedere a luoghi e servizi. E ha detto “no” a questi “pass” se non in presenza di una legge nazionale. Quindi ora si tratterà di capire se il governo ha intenzione di procedere con una legge nazionale o no. Nel primo caso, stante quanto scritto dal Garante, diventerebbe valutabile e “ammissibile” l’apposizione di una simile condizione; su questo ci sono già reazioni di preoccupazione.
La nota del Garante per la Privacy non prende in considerazione la questione dei diritti e delle libertà fondamentali che verrebbero così toccati e limitati, in quanto si tratta di materia non di sua competenza; ma di questo tema i decisori dovranno occuparsi e non appare assolutamente essere un tema di poco conto.

«Con l’arrivo dei vaccini anti-Covid-19 si discute dell’opportunità di iniziare a implementare soluzioni, anche digitali (es. app), per rispondere all’esigenza di rendere l’informazione sull’essersi o meno vaccinati come condizione per l’accesso a determinati locali o per la fruizione di taluni servizi (es. aeroporti, hotel, stazioni, palestre ecc.).
A tale proposito, nel caso si intenda far ricorso alle predette soluzioni, il Garante per la privacy richiama l’attenzione dei decisori pubblici e degli operatori privati italiani sull’obbligo di rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali.
I dati relativi allo stato vaccinale, infatti, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali.

Il Garante ritiene, pertanto, che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini a fini di accesso a determinati locali o di fruizione di determinati servizi, debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali (in particolare, quelli di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione dei dati), in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza.
In assenza di tale eventuale base giuridica normativa – sulla cui compatibilità con i principi stabiliti dal Regolamento Ue il Garante si riserva di pronunciarsi – l’utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo. La questione sarà oggetto di una prossima segnalazione al Parlamento».

 

Fonte: TerraNuova.it

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