Prendersi cura della terra, dei rapporti tra tutti gli esseri umani e le altre forme del vivente. Quanto siamo lontani da questi buoni propositi? Abbiamo spesso la sensazione che tutti i nostri sforzi per salvare il Pianeta non siano sufficienti, e il ticchettio della bomba a orologeria che abbiamo innescato comincia a darci sui nervi. Quanto servono davvero le condanne, le ansie, i sensi di colpa che ci tiriamo addosso? Se invece di pensare alla catastrofe, o alle fatiche che ci attendono, ci sintonizzassimo su tutte le piccole azioni positive che possiamo compiere ogni giorno con piacere e naturalezza?

Se tutto il cibo che portiamo in tavola fosse prodotto senza sfruttamenti e senza veleni, avremmo già dato una forte spallata alle ingiustizie. Ma possiamo anche pretendere di più: reclamare più gusto, più salute, più biodiversità nel piatto.

Ripensare l’economia globale significa in primo luogo metter mano al settore primario, l’agricoltura, per scongiurare gli effetti dell’erosione genetica, una piaga che mette a rischio la nostra salute, i suoli e gli equilibri planetari. La buona notizia è che impugnando bene la forchetta possiamo davvero difenderci dai disastri della globalizzazione, pandemie incluse.

Il destino della Terra gira attorno alle nostre scelte alimentari, che a catena guidano le scelte di chi coltiva, di chi alleva, di chi riproduce e seleziona i semi. L’agricoltura causa dal 25 al 30% delle emissioni di gas serra e impiega in media il 69% dell’acqua dolce per usi umani. Eppure non è mai in cima alle priorità della politica.

La buona notizia è che dietro l’angolo c’è una rivoluzione gioiosa, che non richiede di scavare nuove trincee o fare chissà quali sacrifici. Si tratta semplicemente di arricchire la nostra vita di sapore, di ridare anima e fiato alle nostre campagne, agli agricoltori custodi, alle comunità agricole che da anni lavorano in sordina per rendere più sostenibile la nostra agricoltura e la nostra alimentazione.

Dal numero di Maggio 2021, sulle pagine di Terra Nuova ospiteremo i contributi e le riflessioni della Rete Semi Rurali, una realtà che raccoglie oltre 40 associazioni territoriali e che dal 2007 rappresenta il mondo dell’agrobiodiversità su gran parte del territorio nazionale con attività di ricerca, formazione e divulgazione. Ripartiamo dalle Case delle Sementi, presìdi di educazione, formazione e ricerca partecipata per i territori. Luoghi dove poter trovare centinaia di varietà di semi di cereali, legumi, ortaggi, fiori ed erbe aromatiche. Perché ogni terreno vuole il suo seme, e ogni seme il suo terreno.

Abbiamo un patrimonio di varietà vegetali tra i più ricchi del mondo, che non possiamo permetterci di sacrificare sull’altare della grande distribuzione. Se lo sapremo conservare e coltivare, anche la nostra rivoluzione sarà più gradevole e gentile.

 

Fonte: Terranuova

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