Indagine Top Doctors: la salute degli italiani in un anno di pandemia

Articolo del 01 Aprile 2021

Ad un anno dallo scoppio della pandemia, pur con la campagna vaccinale in atto, l’Italia si trova  sempre in una situazione critica, con gli ospedali sotto pressione e buona parte delle regioni in zona rossa.

Ma che effetto ha avuto quest’anno di pandemia sulla popolazione italiana, dal punto di vista fisico e mentale? Chi non è stato colpito dal virus direttamente, negli affetti o a livello economico, ha visto comunque stravolta la propria vita in modi che, poco più di un anno fa, erano impossibili da immaginare: concetti come coprifuoco, autocertificazione, assembramento, focolaio, asintomatico, distanziamento sociale, smartworking o DAD sono entrati prepotentemente nella nostra quotidianità, forse modificandola per sempre.

Top Doctors®  ha provato a rispondere a questo interrogativo effettuando, attraverso la propria community, una “radiografia” dello stato psicofisico degli italiani a un anno esatto dal primo lockdown (il sondaggio è stato condotto tra il 1° e il 15 marzo 2021) evidenziando i principali disagi emersi in questi mesi così difficili.

Dalla paura alla frustrazione: cresce il disagio e il ricorso al supporto psicologico

Nello smarrimento di una realtà completamente nuova, tutti hanno dovuto imparare a fare i conti con l’imprevedibilità della vita e l’impossibilità di fare progetti. Le emozioni nei confronti della situazione attuale sono però, nel corso dei mesi, mutate radicalmente. Se un anno fa i sentimenti principali erano di paura (42%) ma anche speranza che tutto si risolvesse a breve (21%) e accettazione (19%), oggi invece a prevalere sono frustrazione (39%), stanchezza (28%) e rabbia (23%).

Questo accumulo di sensazioni negative, ovviamente, ha contribuito ad accrescere malesseri e disagi interiori – spesso affrontati con il supporto di uno psicologo. Il ricorso a uno specialista è infatti cresciuto del 9% tra gli interpellati, mentre il 22% dei rispondenti ha dichiarato che, pur non essendosi rivolto (ancora) a uno psicologo, ne avrebbe in realtà avuto necessità. Una delle principali cause di disagio è il protrarsi di una situazione inizialmente percepita come destinata a risolversi in un tempo relativamente breve.

Nuove abitudini alimentari e inattività: 4 persone su 10 sono ingrassate

Ai tempi del primo lockdown, mentre nei supermercati del resto del mondo spariva la carta igienica, in Italia andava a ruba il lievito: per buona parte degli italiani il confinamento è stata un’occasione per cimentarsi ai fornelli e, in generale, complice anche la chiusura di ristoranti e bar, per rivedere le proprie abitudini alimentari. Il 22% degli intervistati dichiara infatti che, nell’ultimo anno, con più tempo per cucinare e senza pause pranzo fuori e aperitivi con gli amici, riesce a seguire un regime più salutare. C’è chi però non è altrettanto attento e coscienzioso: il 19%, infatti, cucina (e mangia) più frequentemente comfort food gustosi e ipercalorici, il 17% si abbuffa più spesso fuori pasto per ingannare stress e noia e il 13% ricorre di frequente all’home delivery.

Per colpa delle nuove abitudini alimentari o per lo stile di vita forzatamente sedentario, quasi 4 persone su 10 (39% del campione) dichiarano di essere ingrassate di qualche chilo nell’ultimo anno.

A questi, si aggiunge un ulteriore 27% che, pur non avendo preso peso, non si sente al meglio della propria forma fisica, anche per i limiti posti all’allenamento, tra palestre chiuse e corsi sospesi.

Effetto smartworking: il 63% riscontra, a vari livelli, disagi collegati al telelavoro

La pandemia ha portato alla diffusione su vastissima scala dello smartworking. Dall’oggi al domani, milioni di italiani si sono trovati a doversi ritagliare una postazione di lavoro tra cucina, camera da letto e soggiorno. Soluzioni improvvisate che, ovviamente, mal si sposano con la sicurezza sul lavoro: il 63% degli smartworker interpellati ha infatti riscontrato, a vari livelli, una o più problematiche direttamente collegate alla mansione. In particolare, i disturbi più frequenti sono tensioni alla zona di spalle e collo (34%), mal di testa frequente (29%), occhi lucidi oppure secchi (26%), mal di schiena (22%), pesantezza e gonfiore alle gambe (18%).

Tra chi ha riscontrato queste problematiche, il 32% ha dichiarato di limitarsi ad agire sui sintomi con antidolorifici e simili, mentre il 43% ha cercato di migliorare la propria postazione e il 13% si concede di frequente delle pause. Solo il 12% si è rivolto a uno specialista.

Ci si cura di meno, tra paura di recarsi in ospedale e appuntamenti annullati

La paura del contagio e la volontà di non premere ulteriormente su un sistema sanitario già in affanno ha spinto in molti (il 59% del campione) a rimandare, o a non prenotare direttamente, esami e visite non strettamente necessari. Di questi, il 42% continua tuttora a evitare ogni controllo rimandabile, mentre il 17% ha ripreso a fissare appuntamenti, dopo essersi astenuto nei primi mesi dell’emergenza. Ma non tutto dipende dal paziente: un altro problema riscontrato è l’annullamento, per effetto di questa situazione, di visite o interventi programmati: è successo, almeno una volta, al 25% del campione intervistato.

 

FonteASSINEWS.it

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