Cresce allarme in Europa: dopo il Regno Unito casi anche in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna. Per sei bambini necessario il trapianto di fegato. Altri nove casi negli Usa e 12 in Israele.

I primi casi segnalati di questa epatite non corrispondente ad alcun ceppo noto registrati il 5 aprile scorso in Uk e poi un crescendo di segnalazioni anche in altri Paesi. Nove casi sospetti anche negli Usa e altri 12 segnalati oggi in Israele. La maggior parte dei pazienti non accusa febbre ma alcuni hanno richiesto cure presso reparti epatici pediatrici specializzati e in sei casi si è dovuto ricorrere al trapianto di fegato.

L’Ecdc ha segnalato un ulteriore incremento dei casi di epatite non classificata tra quelle ad oggi conosciute tra i bambini.

Dopo il primo allarme del 12 aprile scorso relativo a circa 70 casi in Inghilterra e Scozia, il Centro europeo per le malattie segnala che sono stati riscontrati altri casi anche in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna.

Altri nove casi di epatite acuta tra bambini di età compresa tra 1 e 6 anni nello stato dell’Alabama negli Stati Uniti che sono risultati positivi anche per adenovirus. Altri 12 casi sospetti sono stati poi segnalati in Israele.

Le indagini sono in corso in tutti i paesi che segnalano casi ma al momento, la causa esatta dell’epatite in questi bambini rimane sconosciuta.

Nel Regno Unito, dove si è verificata la maggior parte dei casi fino ad oggi, si ritiene che una causa infettiva sia molto probabilmente basata sulle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche dei casi oggetto di indagine.

L’Ecdc sta lavorando con i team sanitari di ciascuno dei paesi che segnalano casi, insieme all’Oms e ad altri partner chiave per supportare le indagini in corso.

Tutto inizia il 5 aprile 2022, quando il Regno Unito segnala un aumento dei casi di epatite acuta di eziologia sconosciuta tra bambini precedentemente sani di età inferiore a 10 anni provenienti dalla Scozia.

Il 12 aprile, il Regno Unito ha riferito che oltre ai casi in Scozia c’erano 61 ulteriori casi oggetto di indagine in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, con la maggior parte di questi casi di età compresa tra 2 e 5 anni.

Il 14 aprile, la Scozia ha riferito che dei 13 casi oggetto di indagine due coppie di casi erano collegate epidemiologicamente.

I casi nel Regno Unito si sono presentati clinicamente con epatite acuta grave, con livelli aumentati di enzimi epatici (aspartato transaminasi (AST) o alanina aminotransaminasi (ALT) superiori a 500 UI/L) e molti casi erano itterici. Alcuni dei casi hanno riportato sintomi gastrointestinali, tra cui dolore addominale, diarrea e vomito nelle settimane precedenti.

La maggior parte dei casi non ha avuto la febbre. Alcuni dei casi hanno richiesto cure presso reparti epatici pediatrici specializzati ma in sei casi si è dovuto ricorrere a trapianto di fegato.

Ipotesi iniziali del team dell’incidente nel Regno Unito sull’origine eziologica dei casi incentrate su un agente infettivo o su una possibile esposizione tossica. Non è stato identificato alcun collegamento al vaccino COVID-19 e le informazioni dettagliate raccolte attraverso un questionario su casi su cibo, bevande e abitudini personali non sono riuscite a identificare alcuna esposizione comune.

Le indagini tossicologiche sono in corso ma si ritiene più probabile un’eziologia infettiva dato il quadro epidemiologico e le caratteristiche cliniche dei casi.

Le indagini di laboratorio sui casi hanno escluso in tutti i casi l’epatite virale di tipo A, B, C, D ed E. Dei 13 casi segnalati dalla Scozia per i quali sono disponibili informazioni dettagliate sui test, tre sono risultati positivi all’infezione da SARS-CoV-2, cinque sono risultati negativi e due hanno avuto un’infezione nei tre mesi precedenti la presentazione. Undici di questi 13 casi hanno avuto risultati per il test dell’adenovirus e cinque sono risultati positivi.

 

Fonte: QuotidianoSanità.it

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