Si tratta di un processo che sincronizza tre regioni cerebrali e si svolge durante la fase non-REM del sonno: l’ippocampo, che è la la regione responsabile di memoria e navigazione, la corteccia motoria e la corteccia prefrontale.

La memoria motoria si consolida durante il sonno e lo fa revisionando le sperimentazioni e gli errori e ‘cestinando’ le azioni che il cervello non ha ritenuto buone. È la conclusione cui è arrivato un team dell’Università della California di San Francisco, che ha pubblicato una ricerca su Nature.

Il processo coinvolge complesse connessioni tra diverse parti del cervello e ha luogo durante il sonno che dà più ristoro, ovvero nella fase non-REM. Il sonno è importante, secondo gli autori, perché mentre si dorme ci si focalizza sui fallimenti per portare avanti i pattern che sono stati, invece, di successo.

Per lo studio il team ha osservato animali da laboratorio che svolgevano un determinato compito per raggiungere il cibo. I ricercatori hanno analizzato la loro attività cerebrale in tre regioni durante il sonno non-REM: l’ippocampo, la regione responsabile di memoria e navigazione, la corteccia motoria e la corteccia prefrontale.

Nel corso di 13 giorni è emerso uno schema ben definito. Prima di tutto, nel processo noto come ‘apprendimento veloce,’ la corteccia prefrontale si coordina con l’ippocampo, probabilmente consentendo all’animale di percepire il suo movimento rispetto allo spazio circostante.

Segue poi un processo definito ‘apprendimento lento’, in cui la corteccia prefrontale sembra giudicare le azioni compiute in base alla ricompensa avuta da un’azione che ha portato a un successo. Questa fase si esegue di concerto con corteccia motoria ed ippocampo e porta allo spegnimento dei segnali correlati ai fallimenti e alla accensione di quelli correlati al successo.

Infine, dal momento che le attività elettriche delle regioni diventano sincronizzate, il ruolo dell’ippocampo diminuisce e le azioni giudicate di successo vengono registrate entrando a far parte della ‘memoria motoria’. All’inizio, infatti, quando gli animali apprendevano l’azione, i segnali erano disturbati; ma man mano che imparavano le azioni che portavano a raggiungere il cibo con successo, i ricercatori hanno rilevato una sincronizzazione dei segnali fino a che gli animali non hanno avuto tassi di successo del 70%. Dopo quel punto, il cervello sembra ignorare gli errori e mantiene la memoria motoria.

 

Fonte: QuotidianoSanità.it

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