Il “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” ha presentato la propria proposta per la riforma del settore della Long Term Care in Italia, frutto del lavoro congiunto delle 50 organizzazioni del Patto. L’obiettivo è garantire la tutela pubblica della non autosufficienza superando l’attuale frammentazione delle misure e fornendo risposte differenziate ai bisogni multidimensionali degli anziani.

“Occorre fare presto ed unire le forze con l’obiettivo di arrivare ad una riforma, attesa da oltre 20 anni, che sia all’altezza delle esigenze dei 3,8 milioni di anziani non autosufficienti e delle loro famiglie”: è quanto affermano le 50 organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” (tra cui c’è anche Secondo Welfare) che oggi presentano una proposta finalizzata ad arricchire il Disegno di legge delega a cui sta lavorando il Governo.

“Siamo all’avvio dell’iter della riforma sulla non autosufficienza, i cui primi atti consisteranno nella presentazione del Disegno di Legge Delega da parte del Governo e nella sua successiva discussione in Parlamento”, continua il comunicato diffuso oggi dal Patto, che spiega che la proposta mira a creare un Sistema Nazionale di Assistenza che possa affrontare gli attuali problemi del sistema italiano per la Long Term Care.

L’aspirazione è di arrivare all’approvazione di una riforma ambiziosa che possa superare la frammentazione delle misure e dei servizi rivolti agli anziani in Italia e in grado di fornire risposte differenziate ai bisogni multidimensionali e incentivare percorsi di assistenza semplici mediante l’erogazione di pacchetti unitari di servizi, garantendo così la tutela pubblica della non autosufficienza.

L’istituzione di un Sistema Nazionale di Assistenza

Il cuore della proposta risiede nell’istituzione di un Sistema Nazionale di Assistenza per gli anziani (SNA). Lo SNA, che dovrebbe essere introdotto dalla riforma, si riferisce a tutte le misure a titolarità pubblica (di Stato, Regioni e Comuni) dedicate all’assistenza degli anziani over 65 e non autosufficienti e si fonda sul finanziamento pubblico dei livelli essenziali (LEA e LEPS) rivolti agli anziani non autosufficienti, nel rispetto delle partnership e delle molteplici realtà espressione della società civile e dell’economia sociale.

Lo SNA – fondato sul governo unitario e sulla realizzazione congiunta delle misure rivolte agli anziani non autosufficienti – prevede uno stretto coordinamento tra Stato, Regioni e Comuni (nel rispetto delle competenze di ognuno) con l’obiettivo di definire un percorso unico, chiaro e condiviso per l’integrazione delle prestazioni socio-sanitarie e favore degli ormai quasi quattro milioni di anziani non autosufficienti e delle loro famiglie. Si propone di seguito una breve sintesi dei contenuti della proposta.

I principi fondativi del SNA: i contenuti della proposta in sintesi

Il documento curato Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza identifica i principi che andranno seguito per raggiunge questo obiettivo.

Un percorso unico

Come detto, la riforma punta a promuovere, in primo luogo, un percorso unico, chiaro e semplice all’interno della rete dei servizi di welfare rivolti agli anziani che dia la possibilità agli anziani di accedere agli interventi attraverso l’individuazione di un luogo fisico di prossimità (il Punto Unico d’Accesso situato presso le Case di Comunità) e un unico processo di valutazione, la Valutazione Nazionale di Base (VNB), di titolarità statale, a cui segue la valutazione delle Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) territoriali, di titolarità di Regioni e Comuni. L’UVM avrà il compito di determinare la possibilità – per anziani e caregiver – di ricevere gli interventi pubblici e, inoltre, di attivare la procedura per l’elaborazione del progetto assistenziale individualizzato, costruito attraverso lo strumento del budget di salute, in ottica ricompositiva e integrata.

Una rete integrata delle risposte

La proposta si pone l’obiettivo di integrare le varie risposte disponibili – pubbliche e private, formali e informali – al fine di modularle nel tempo su un continuum di soluzioni complementari e progettate secondo l’evoluzione dello status di salute dell’anziano. La riforma punta dunque a promuovere la permanenza degli anziani nel proprio domicilio, garantendo prestazioni sociali in ottica integrata e tutelando la salute del beneficiario (l’anziano) e del caregiver (incluso, quindi, il suo benessere psico-sociale).

A tal proposito, gli interventi di domiciliarità prevedono sull’intero territorio anche Soluzioni Abitative di Servizio (con l’obiettivo, di garantire sicurezza e qualità alla vita agli anziani e di integrare servizi di supporto alla socialità e alla vita quotidiana) e l’istituzione di una Prestazione Universale per la Non Autosufficienza – un contributo economico che assorba l’Indennità di Accompagnamento e al quale si accede in base e in misura commisurata esclusivamente al bisogno di cura (universalismo). La logica è quella di sostenere le famiglie anche dal punto di vista economico per allinearci agli standard dei principali paesi europei. Oggi – ricorda il Patto – in Italia, il contributo economico per gli anziani non autosufficienti è di 520 euro, uguale per tutti, in Germania invece si arriva a 901 euro mensili per chi ha maggiore fabbisogno di assistenza”.

A completare il quadro qui citato, la proposta intende definire e coordinare i livelli essenziali in materia sanitaria e sociale per la non autosufficienza, sia in riferimento alle erogazioni (le prestazioni da fornire) che ai processi (i percorsi assistenziali da assicurare).

La programmazione e la governance

La proposta prevede un sistema multilivello di governance istituzionale che mira a ricomporre, in organismi unitari di governance, le competenze delle diverse amministrazioni coinvolte nello SNA. L’assetto di governance proposto punta a costruire una filiera di risposte – differenziate e complementari – che tenga insieme servizi residenziali, semiresidenziali, domiciliari, trasferimenti monetari, adattamenti delle abitazioni, sostegni ai caregiver familiari e alle assistenti familiari (“badanti”).

Secondo le logiche del “percorso unico”, l’obiettivo è semplificare l’accesso degli anziani all’assistenza pubblica mediante l’istituzione di tre reti integrate (a livello nazionale, regionale e territoriale) per l’assistenza alle persone non autosufficienti, un sistema informativo per la non autosufficienza, per alimentare il monitoraggio della non autosufficienza e, infine, una griglia fabbisogni-risposte con l’obiettivo di mettere a confronto i diversi profili assistenziali degli anziani assistiti e gli interventi ricevuti.

 Le modalità di finanziamento

Il Sistema Nazionale di Assistenza proposto fonda i suoi interventi sul finanziamento pubblico dei livelli essenziali (LEPS e LEA) rivolti agli anziani non autosufficienti e facenti capo alla filiera delle politiche sanitarie, sociali e delle prestazioni monetarie nazionali. Due elementi di innovazione della proposta riguardano, da un lato, la rimodulazione delle rette a carico degli anziani in presidi residenziali e non residenziali (inclusa una revisione complessiva che presti attenzione alle condizioni di impoverimento in cui alcuni anziani si trovano) e, dall’altro, l’istituzione di un secondo pilastro integrativo, con funzione complementare rispetto alle prestazioni assicurate attraverso il finanziamento pubblico dei livelli essenziali.

 

Fonte: Second welfare

LEGGI TUTTE LE ALTRE NEWS