Molti di voi si saranno spesso chiesti quanto è intelligente da 1 a 10 il genere umano rispetto al resto del regno animale e quello vegetale, o quanto siamo intelligenti noi singoli individui rispetto agli altri coetanei.

Essere o non essere intelligenti? Questo è il dilemma.

Dipende tutto da che cosa? E poi, cosa si intende esattamente con il termine “intelligenza”? Lo scopriremo passo passo in questo articolo.

“Intelligente” a chi?

L’intelligenza viene spesso riconosciuta nella società come un tratto distintivo della persona, che ne è più o meno provvista se paragonata a un’altra. Viene, quindi, intesa come una caratteristica, paragonabile all’altezza, il colore dei capelli, ad esempio, ma non è così semplice quando vogliamo definire cosa è realmente.

Considerando che, sulla Treccani, la definizione di intelligènza supera le 40 righe, capiamo bene che, nel corso della storia, il genere umano si è posto parecchie domande a riguardo.

Il termine deriva dal latino intelligentia, con derivazione da intelligĕre, ovvero «intendere». Generalmente, si intende un complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’individuo di pensare, comprendere o spiegare i fatti, o le azioni, ed elaborare modelli astratti della realtà.

L’intelligenza, per definizione, permette di adattarsi a situazioni nuove.

È intesa come la capacità di poter cambiare le situazioni che ostacolano l’adattamento dell’individuo. Permette, quindi, di acquisire nuove idee e nuove capacità nel risolvere problemi in modo efficace.

Durante lo sviluppo della persona, l’intelligenza matura insieme alla consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante.

Non è solo l’uomo a essere intelligente.

Anche molte specie animali, come i mammiferi (ad esempio: scimmie antropomorfe, cetacei, canidi) e gli ovipari (serpenti, uccelli etc.) hanno la capacità di comprendere e di reagire alle situazioni, portando un vantaggio per sé.

Sono intelligenti, quindi, coloro che con facilità affrontano gli episodi della vita attraverso l’ingegno, la prontezza e la vivacità intellettiva.

Il concetto è, sicuramente, molto ampio, tant’è che non esiste, oggigiorno, una definizione univoca e accettata universalmente. Per questo gli scienziati definiscono l’intelligenza in diversi modi.

Un punto di incontro

Nella psicologia umana le teorie sull’intelligenza sono molte. Secondo Charles Spearman, è una capacità comune di adattamento dell’individuo, nonché il fattore base delle attività intellettuali nel genere umano.

La sua posizione è stata, però, ampiamente criticata, perché altri autori ritengono che sia, invece, costituita da molteplici fattori di abilità mentale tra loro indipendenti.

Per riappacificare gli animi e per dare risposte più decisive a queste teorie, il professore dello sviluppo umano, Robert Sternberg, ha cercato di sintetizzare queste diverse posizioni, in un punto comune, sostenendo che il numero dei fattori cambia con il crescere dell’età.

Recentemente, invece, lo psicologo Howard Gardner ha elaborato la teoria delle intelligenze multiple, secondo la quale non esisterebbe un’unica forma generale di intelligenza, ma distinti tipi di competenze (linguistica, musicale, spaziale, logico-matematica ecc.), ciascuna competente per l’elaborazione di uno specifico ambito di informazioni.

Verywell Mind offre un simpatico e veloce test, sulla base della teoria delle intelligenze multiple, per sperimentare il proprio “tipo di intelligenza”.

Intelligenze Multiple

La teoria dello psicologo Gardner suggerisce che le tradizionali visioni psicometriche dell’intelligenza sono ancora troppo limitate. Ha, pertanto, descritto la sua teoria nel suo libro del 1983, Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences, in cui scrive che tutte le persone hanno diversi tipi di “intelligenze”.

Gardner propone un totale di otto intelligenze indipendenti, che comprendono l’intera gamma di abilità del genere umano.

Teorizza che le persone non abbiano solo una capacità intellettuale, ma molti tipi di intelligenza. Pertanto, una persona può essere particolarmente capace in un’area specifica (ad esempio, una spiccata intelligenza musicale) o più aree specifiche (esempio: verbale, musicale e naturalistica).

La teoria di Gardner è stata criticata sia dagli psicologi che dagli educatori, che hanno definito la sua teoria sull’intelligenza troppo ampia e che le diverse intelligenze descritte rappresentano semplicemente i talenti, i tratti di personalità e le abilità. Oltre alle critiche sulla suddivisione delle personalità o intelligenze, questa teoria si sostiene che soffra di una mancanza di ricerca empirica di supporto.

L’infografica delle intelligenze multiple di Howard Gardner: intra-personale, spaziale, naturalistica, musicale, logico-matematica, esistenziale, interpersonale, corporeo-cinestetico, linguistica. L’intelligenza esistenziale è stata aggiunta dopo, come la nona nell’elenco di Gardner. 

Ad ogni modo, la teoria delle intelligenze multiple è molto utilizzata e approvata tra gli educatori e gli insegnanti. Molti, infatti, utilizzano le intelligenze multiple nella loro filosofia di insegnamento. Ritengono che questa suddivisione permetta di aiutare a capire meglio i propri punti di forza.

I tipi di intelligenza di Gardner:

  • Visiva e spaziale: individui spesso bravi con le indicazioni, così come con mappe, grafici, video e immagini;
  • Linguistico-verbale: individui tipicamente bravi a scrivere storie, memorizzare informazioni e leggere;
  • Logico-matematica: individui che tendono a pensare concettualmente ai numeri, alle relazioni e ai modelli;
  • Corporeo-cinestetica: individui che hanno un’eccellente coordinazione oculo-manuale e destrezza;
  • Musicale: individui che hanno un forte apprezzamento per la musica e sono spesso brave nella composizione e nell’esecuzione musicale;
  • Inter-personale: individui capaci di capire e di interagire con le altre persone. Sono abili a valutare le emozioni, le motivazioni, i desideri e le intenzioni di coloro che li circondano;
  • Intra-personale: individui consapevoli dei propri stati emotivi, sentimenti e motivazioni. Tendono ad amare l’auto-riflessione e l’analisi, compreso il sognare a occhi aperti, l’esplorazione delle relazioni con gli altri e la valutazione dei loro punti di forza personali;
  • Naturalistica: aggiunta più recentemente, descrive gli individui che sono più in sintonia con la natura e sono spesso interessati a esplorare l’ambiente e la natura.

Risolvere problemi

Tornando al discorso sviluppato nel video all’inizio di questo articolo, What is Intelligence?, in generale, l’intento principale di ogni essere vivente sulla Terra è quello di sopravvivere!

Per questo ha necessità di sviluppare un senso intellettivo, al fine di elaborare la radice del problema che si viene a presentare e risolverlo in modo più o meno ingegnoso.

Nella forma più basic della vita, infatti, i problemi principali sono:

  • Soddisfare le esigenze fisiologiche
  • Difendersi e fuggire dai predatori
  • Trovare risorse di approvvigionamento
  • Combattere contro i rivali sessuali
  • Affrontare situazioni di disagio o svantaggio nell’ambiente

Per affrontare nel miglior modo possibile queste imprese quotidiane, le specie animali, tra cui anche l’uomo, devono recepire e analizzare le informazioni che ricevono attraverso i sensi (vista, olfatto, tatto, gusto, udito) per formulare con il proprio cervello, organo del pensiero, delle strategie di vantaggio. Tra queste vi è anche la capacità di elaborare un pensiero critico, sia in reazioni di comportamento istintivo a quelle più complesse, legate alla consapevolezza.

Tra gli esperti, non si riscontrano teorie all’unisono. Infatti, molti non ritengono che l’intelligenza possa avere un’origine definita. L’intelligenza, nel video, viene identificata come un “insieme flessibile di competenze” che comprende le capacità base dell’esistenza:

  • Capacità di raccogliere informazioni
  • Salvare, o ricordare, le informazioni
  • Utilizzare le informazioni acquisite attraverso le esperienze

Un hard-disk di salvataggio dei dati

La memoria è la chiave di sviluppo dell’intelligenza. È il nostro hard-disk celebrale di raccolta dati (informazioni ambientali, ovvero esterne rispetto all’individuo), che consente agli esseri viventi di ricordare quali sono i pericoli che caratterizzano l’ambiente.

Spesso, quando andiamo in un luogo a noi sconosciuto, abbiamo una sorta di percezione dell’ignoto, perché non ne conosciamo le caratteristiche. In questo modo siano più cauti rispetto a quando ci troviamo in luoghi a noi più familiari. Ebbene, è da lì che attraverso i sensi, studiamo letteralmente l’ambiente che ci circonda per poter identificarne le caratteristiche ed essere consapevoli di come poter agire nel contesto.

Perché la memoria? Per risparmiare energia.

Come? Attraverso l’adattamento.

Ricordare permette di non ricominciare daccapo e di poter avere maggiore sicurezza delle proprie azioni in determinate situazioni, luoghi e associazioni.

Dopo l’analisi e la memorizzazione, avviene la messa in atto delle proprie esperienze al fine di poter sviluppare le proprie capacità, ottenendo, così, qualcosa di vantaggioso e necessario (es. cibo, partner etc.).

Tutto questo procedendo per tentativi.

 

 

Il classico esempio del pulcino nel nido può aiutare a comprendere meglio il processo di sviluppo dell’intelligenza:

“Il piccolo non sa volare nell’immediato, ma l’esigenza di diventare indipendente per procurarsi il cibo lo spinge a trovare delle soluzioni e, quindi, di analizzare l’esterno (esplorazione). Per questo prova e riprova a volare, finché non raffina la pratica tramite una serie di comportamenti ripetuti nel tempo.”

Qui calza a pennello un bel “Sbagliando si impara“, letteralmente.

Potenziare le proprie capacità

Dopo aver conosciuto gli step dell’adattamento, questo deve necessariamente essere affinato, potenziando gli strumenti di base. Gli animali fisiologicamente più complessi sono in grado di risolvere problemi di mole maggiore rispetto agli animali, per così definirli, semplici (es. lombrichi).

Con la creatività, ad esempio, si possono risolvere le questioni attraverso l’ideazione di soluzioni alternative, sperimentando, quindi, di propria inventiva.

Si possono potenziare le proprie esperienze anche con la pianificazione, che permette, in termini più lineari e organizzativi, di raggiungere l’obiettivo. La pianificazione è una sorta di previsione che può cambiare durante il suo corso, ma è comunque un pensiero strutturato in base alle esperienze pregresse.

La pianificazione consente, quindi, di mettere in pratica il pensiero, sempre tenendo conto dello scopo dell’impresa. Le esperienze, soprattutto i fallimenti, permettono di potenziare sempre la migliore decisione possibile.

Un esempio è quello dello scoiattolo che pianifica la conservazione delle ghiande raccolte. Questi roditori dalla grande e morbida coda, infatti, escogitano tattiche di conservazione delle ghiande meno mature, cibandosi prima di quelle più commestibili. Oltretutto, a causa di precedenti furti subiti, per esperienza sanno che è cosa buona e giusta sotterrare per finta le ghiande, in modo da depistare i ladri delle loro bacche!

Questi scoiattoli non sono intelligenti, di più!

“Necessità fa virtù”, come si suol dire.

Lo scambio di informazioni nelle generazioni

La cultura è il prodotto di scambio delle informazioni tra diversi individui muniti di intelligenza. Il lavoro di gruppo permette di creare esperienze non solo individuali, ma, soprattutto, culturali attraverso le generazioni. La condivisione di esperienze permette di creare una rete conoscitiva molto più ampia, che fornisce gli strumenti per creare, letteralmente, qualcosa di nuovo, andando oltre le capacità del singolo individuo.

Ovviamente, oltre alle soluzioni, si creano nel frattempo innumerevoli problemi, ma essere consapevoli permette di aumentare poi il senso di responsabilità e di ricercare una soluzione a lungo termine (teoricamente).

L’intelligenza è stata considerata per molto tempo una capacità innata dell’individuo, ereditata dai propri genitori (parametri genetici) con l’influenza di parametri ambientali, secondo numerosi studi, tra cui quello di Jean Piaget sullo sviluppo dell’intelligenza nel bambino.

L’intelligenza verbale o cogitativa si ritiene si basi sull’intelligenza pratica o sensomotoria, che, a sua volta, dipende da abitudini e associazioni acquisite e ricombinate nel corso della vita.

Su questo fronte, sono state condotte numerose ricerche di confronto tra gemelli, tra fratelli e tra bambini adottivi per cercare di stabilire effettivamente quanto possa influire l’ereditarietà e quanto l’ambiente. Nonostante non si sia raggiunta una risposta unanime, si è dimostrato che le capacità innate si evolvono in intelligenza effettiva grazie, in primis, a una stimolazione dall’ambiente esterno.

Si evince, quindi, dagli studi che stimolare i bambini nella conoscenza di sé e dell’ambiente circostante è una procedura fondamentale per permettere lo sviluppo dell’intelligenza in tutte le sue sfaccettature, riducendo l’inibizione di crescita.

Conclusioni

Per concludere, possiamo dire che la ricerca ha fatto grandi passi, ma le origini dell’intelligenza, semmai esista una vera e propria origine identificabile, non sono ancora certe.

Essere o non essere intelligenti non è un problema e non dobbiamo lasciarci abbindolare dai pregiudizi, perché è una capacità di adattamento necessaria per sopravvivere nell’ambiente circostante che tutti abbiamo sviluppato.

Dobbiamo solo metterla in pratica e usarla nel modo più saggio possibile.