Il nordovest del Pacifico giace sotto una cappa di calore stabile che spinge il termometro a temperature record. Purtroppo, non è più un’anomalia.

Negli ultimi giorni, un’ondata di calore senza precedenti ha provocato decine di decessi nella popolazione anziana di Canada e Nord America. Nella storia della British Columbia, la provincia più occidentale del Canada, il termometro non era mai salito sopra i 45 gradi; eppure il 29 giugno, non lontano da Vancouver si sono toccati i 49,6 °C, dopo tre giorni consecutivi di record storici di temperatura.

UNA CAPPA OPPRIMENTE. Il nordovest del Pacifico, la parte di Canada e Nord America racchiusa tra il Pacifico ad ovest e le Montagne Rocciose ad est, giace sotto una cupola di calore (heat dome), un sistema di alta pressione che si trova parcheggiato sulla regione, e che intrappola aria calda mentre impedisce alle correnti fresche provenienti dal mare di mitigare il clima locale. Possiamo immaginarlo come un pentolone di acqua che ribolle col coperchio chiuso: un sistema che spinge l’aria calda verso il suolo comprimendola, e contribuendo a innalzare ulteriormente le temperature.

ONDATE DI CALORE: COME SI FORMANO? Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), le cupole di calore si formano con maggiori probabilità su Canada e Nord America negli anni caratterizzati dal fenomeno climatico della Niña, come il 2021. A causa di questa circolazione atmosferica e oceanica, lo scorso inverno le acque del Pacifico orientale sono risultate più fredde e quel del Pacifico occidentale più calde del solito. La differenza di temperatura dà origine a venti che spingono l’aria calda verso est, in direzione del Nord America. Qui l’aria calda viene intrappolata dalla corrente a getto, un fiume d’aria nell’alta troposfera terrestre, e viene spinta verso il suolo sul nordovest del Pacifico.

QUANTO QUESTA GABBIA DI CALORE È LEGATA AL GLOBAL WARMING? Il fatto anomalo non è tanto la comparsa, piuttosto l’intensità e la frequenza con cui questi eventi si presentano. Come spiega il climatologo Michael E. Mann sul New York Times, il riscaldamento globale fa sì che le ondate di calore siano più lunghe, più frequenti, con temperature più elevate e su aree più estese rispetto al passato. Nel decennio del 2010 si sono presentate tre volte più spesso rispetto agli anni ’60; nell’emisfero settentrionale, hanno interessato il 25% di superficie terrestre in più rispetto agli anni ’80; e se si include la superficie oceanica, la porzione interessata da questi estremi di temperatura è cresciuta del 50%.

TUTTO COLLEGATO. Gli scienziati del clima collegano le cupole di calore al riscaldamento dell’Artico. Mano a mano che il contrasto di temperatura tra il freddo nord e le calde zone subtropicali diminuisce, la corrente a getto rallenta e, in alcuni casi, si posiziona in una configurazione molto stabile che permette a centri di alta pressione come questo di rimanere bloccati su una singola regione a lungo. Negli USA, negli ultimi 30 anni le ondate di calore hanno causato in media più decessi rispetto a uragani e inondazioni messi insieme: si tratta del più letale tra gli eventi climatici estremi.

 

Fonte: Focus
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