La pandemia del Covid-19 ha provocato un forte impatto nella vita dei territori, delle aree rurali e urbane in tutto il mondo. Ovunque – seppure con intensità e drammaticità diverse – le città, le autorità e le comunità locali si sono trovate in prima linea a dover affrontare bisogni ed emergenze nuovi, spesso senza le risorse e gli strumenti istituzionali per fornire risposte adeguate. Abbiamo imparato alcune lezioni: è necessario prepararsi per il futuro e predisporre servizi in grado di dare risposte alle persone, a partire dai più vulnerabili, di fronte a crisi di natura globale. Ma questa esperienza ci spinge anche ad accelerare una riflessione su quella che gli addetti ai lavori definiscono “localizzazione/territorializzazione dei Sustainable development goals” ovvero sul ruolo del territorio e delle comunità locali quali attori strategici dello sviluppo sostenibile. Un’attenzione particolare va rivolta alle città di medie dimensioni, per il ruolo prezioso che esse svolgono nella promozione della coesione sociale. Le cosiddette “città intermedie” ospitano attualmente – dati dell’Unione delle città e dei governi locali (Uclg) – il 20% della popolazione mondiale e un terzo della popolazione urbana totale, e adottano sovente sistemi di governance particolarmente adatti a favorire lo sviluppo locale e a far progredire simultaneamente in modo integrato la tutela della salute umana, animale e del pianeta, in perfetta coerenza con quel one health approach emerso dal Vertice sulla salute globale. Le città intermedie e i territori risultano nei fatti essenziali per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu entro il 2030 – il 65% dei quali, secondo dati Ocse, non potrà essere realizzato senza il loro pieno coinvolgimento.

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L’Italia è il Paese delle piccole e medie città, luoghi in cui si costruiscono forti legami fra imprese e territorio, fra Terzo settore e istituzioni. Disponiamo inoltre di un patrimonio originale di esperienze di cooperazione decentrata, frutto della capacità di Regioni e Comuni di mobilitare i diversi attori e le risorse dei territori costruendo relazioni e partenariati per lo sviluppo sostenibile. Anche per questo, la presidenza italiana del G20 ha identificato, tra le sue priorità, la necessità di investire nello sviluppo territoriale, in particolare lavorando con le città intermedie dei Paesi a basso e medio reddito per realizzare il loro pieno potenziale di sviluppo. Questo sarà, unitamente al tema cruciale del finanziamento dello sviluppo, uno degli argomenti che tratteremo nella riunione dei ministri G20 dello sviluppo, in programma oggi a Matera, al fine di rispondere alla crisi in corso, ponendo al contempo le basi per una ripresa globale inclusiva, duratura e sostenibile.

La pandemia rappresenta una sfida globale, non affrontabile al solo livello italiano o europeo. Se guardiamo ai Paesi del Sud del mondo, nel corso degli anni le città intermedie sono diventate laboratori di progetti di decentralizzazione, capaci di attrarre investimenti al di fuori delle capitali. E proprio oggi, nei Paesi a basso e medio reddito, queste sono le città che registrano una maggiore crescita. È il caso dell’Africa, dove esse saranno un fattore cruciale per generare opportunità di lavoro per milioni di giovani. Inoltre, queste città devono ancora costruire buona parte delle proprie infrastrutture, e in tal senso le loro scelte di investimento in reti energetiche e di trasporto avranno un impatto significativo in termini di sostenibilità, tutela del territorio e della biodiversità, risposta al cambiamento climatico.

Le città intermedie svolgono un ruolo fondamentale nelle catene di approvvigionamento alimentare e sono importanti nel promuovere l’accesso ai mercati e la sicurezza alimentare a vantaggio di un vasto numero di abitanti. Tuttavia in genere mancano del sostegno dei loro governi nazionali o regionali, ragione per cui si trovano spesso escluse dai piani e dalle strategie nazionali di sviluppo. L’iniziativa della presidenza italiana in ambito G20 intende promuovere un approccio locale, dal basso, al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, con attenzione prioritaria all’adattamento al cambiamento climatico e al rafforzamento di sistemi alimentari resilienti e sostenibili. In Italia sono tante le città e i territori che hanno maturato sullo sviluppo sostenibile esperienze di eccellenza, competenze, buone pratiche da scambiare – che già in passato, con gli strumenti della cooperazione decentrata, sono state trasformate in un patrimonio condiviso con realtà territoriali di Africa, Asia e America Latina. Forti di questa ricchezza, ma anche consapevoli delle enormi sfide che dobbiamo affrontare per “build back better and greener”, da Matera avremo l’opportunità di contribuire a una nuova agenda internazionale per lo sviluppo locale nel segno della sostenibilità e dell’inclusione.

Fonte: IlSole24Ore
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