Lo scorso 21 aprile la notizia che in molti attendevano da tempo: il Comitato prezzi e rimborsi dell’Agenzia del farmaco ha dato il via libera alla rimborsabilità della PrEP. La profilassi pre-esposizione, dunque, anche in Italia diventa gratuita. Fino a questo momento il farmaco, da assumere prima e dopo un evento a rischio HIV come un rapporto sessuale non protetto o la condivisione di siringhe, era ottenibile solo dietro prescrizione di un infettivologo a un prezzo che si aggirava, per il generico, intorno ai 60 euro a confezione. A dire il vero, però, gli utenti dovranno mettere mano al portafogli ancora per qualche tempo. Quanto? Non è dato saperlo. A dispetto dell’entusiasmo scatenato – giustamente – dall’annuncio, infatti, va precisato che la gratuità del farmaco non è uno scenario che diventerà realtà dall’oggi al domani. Con buona pace di quanti si stanno precipitando in farmacia o presso i reparti di malattie infettive convinti di poter iniziare il percorso PrEP a costo zero.

Per cercare di fare ordine nella questione ilfattoquotidiano.it ha chiesto un commento a Sandro Mattioli, Direttore del BLQ Checkpoint di Bologna, reduce dalla conferenza CROI tenutasi negli Stati Uniti. Oltreoceano, ormai, di PrEP si parla in termini di Cabotegravir, farmaco che viene iniettato ogni due mesi: situazione ben diversa rispetto a quanto avviene nel vecchio continente, dove la terapia è giornaliera o al bisogno. Ma questo è un discorso che in Italia suona ancora come fantascientifico se si considera il ritardo con cui il Bel Paese sta agendo in materia di profilassi pre-esposizione.

Ora che è stato annunciato che la PrEP diventa a carico del Servizio sanitario nazionale che cosa succede?
Innanzitutto facciamo chiarezza: AIFA non ha approvato ancora niente a differenza di quel che leggo su diversi quotidiani. Ci sono stati una serie di step tecnici, ultimo dei quali la Commissione prezzi che ha stabilito il prezzo d’acquisto del farmaco da parte del Servizio sanitario. Dopodiché AIFA dovrà riunire il CdA, fare la determina che andrà in Gazzetta Ufficiale e da allora si inizierà a lavorare sulla gratuità. Presumo che si riunirà la conferenza stato-regioni per dare alcune indicazioni dopodiché le regioni dovranno quantomeno modificare il prontuario, perché attualmente, sia per fascia sia per vendibilità, il generico è sistemato diversamente da come AIFA con ogni probabilità indicherà. Intanto il tempo passa e le persone si contagiano.

Cambierà qualcosa anche nella modalità di erogazione del farmaco?
Resta da capire se continuerà ad essere disponibile in farmacia oppure gli utenti dovranno recarsi presso le farmacie ospedaliere, il che cambierebbe non poco sia per i loro orari di apertura sia per la diffusione sul territorio. Spero che questa seconda ipotesi non venga neanche presa in considerazione.

Impossibile dunque fare una previsione sulle tempistiche della rimborsabilità?
Sto ricevendo numerose email soprattutto di giovani che vorrebbero fare PrEP dopo aver letto la notizia della gratuità, ma non è cosa così immediata.

Sui social c’è chi forse ottimisticamente parla di poche settimane.
Il prontuario del 2023 è già stato fissato, poi certamente una regione può anche modificarlo in corso d’opera. Quello 2024 lo modificheranno verso ottobre. Insomma siamo nel campo delle ipotesi e la cosa vera è che ogni regione farà un po’ come può. Immagino che le più ricche si spicceranno, quelle più povere non so se e quando lo faranno. La cosa seccante è che il terzo settore non viene mai preso in considerazione: noi abbiamo un centro PrEP a Bologna, così come anche Check Point Milano ha uno sportello PrEP con centinaia di utenti, ma dubito che questi centri, laddove presenti, verranno coinvolti nell’operazione di erogazione del farmaco.

È vero che ci sono zone d’Italia in cui chi si sottopone al protocollo PrEP deve pagare gli screening periodici delle infezioni sessualmente trasmesse?
Il test HIV no perché è gratuito per legge, ma ci sono disposizioni regionali tali per cui in alcune regioni i test non si pagano, così come non si paga la visita dall’infettivologo, in altre sì. Pensi che all’inizio avevo una decina di utenti che ogni 3 mesi venivano da Roma a Bologna perché da noi le visite sono gratuite, cosa che invece non accadeva da loro, quindi i 60 euro del farmaco potevano tranquillamente raddoppiare.

Non è una situazione che stona con lo scenario della gratuità del farmaco?
Questo dipende dalle regioni, non da AIFA. È il motivo per cui presumo indiranno una conferenza stato-regioni.

C’è il rischio che qualcuno possa ancora mettere i bastoni tra le ruote?
Sulla gratuità penso sia cosa fatta ormai, AIFA ha preso una decisione interpellando un po’ tutti: governo, Ministero della Salute, il CTS. Trovo fastidioso che arriviamo quasi ultimi, peggio di noi forse solo la Grecia, nel frattempo i contagi sono ripresi e molti, probabilmente, devono la propria infezione al fatto che in Italia la PrEP sia arrivata con un incredibile ritardo.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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